MEDROL 4 mg compresse MEDROL 16 mg compresse

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  1. Centro Benessere Kundalini
     
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    MEDROL 4 mg compresse
    MEDROL 16 mg compresse

    Il Metilprednisolone è un glucocorticoide sintetico sintetizzato nei laboratori di ricerca della Upjohn di Kalamazoo poi diventato di Pfizer; derivato dalla metilazione sul carbonio in posizione 6 del prednisolone. E' l'antinfiammatorio più potente che si possa utilizzare, in virtù della disponibiltà di alte dosi farmacologiche.
    • Disordini endocrini: è utilizzato nell'insufficienza corticosurrenale primaria o secondaria, nell'iperplasia surrenale congenita, nell'ipercalcemia associata a neoplasie ed in tiroiditi suppurative.
    • Affezioni reumatologiche: possedendo potente attività antinfiammatoria può essere utilizzato efficacemente in affezioni a carico delle strutture osteo-articolari, sebbene le indicazioni terapeutiche siano indicate per cure a breve termine per il superamento di riacutizzazioni croniche o in stati flogistici acuti. Questo significa che il metilprednisolone debba essere utilizzato con cautela e per brevi periodi per patologie quale tenosinovite acuta aspecifica, spondilite anchilosante, borsite acuta, artrite gottosa acuta, artrite psoriasica ed artrite reumatoide.
    • Collagenopatie: i casi indicati per l'uso del metilprednisolone sono lupus eritematoso e cardite reumatica acuta.
    • Affezioni dermatologiche: pemfigo, dermatite esfoliativa, micosi fungoide e sindrome di Stevens-Johnson e gravi forme di psoriasi.
    • Stati allergici: possedendo attività antiallergica, il metilprednisolone può essere usato per la cura di alcune affezioni allergiche, in particolare per le forme più gravi, anomale o che non rispondono alle cure convenzionali come rinite allergica, dermatite da contatto, dermatite atopica, asma bronchiale, malattia da siero, edema angioneurotico ed orticaria.
    • Affezioni oftalmiche: per alcune affezioni, anche gravi, a carico delle strutture dell'occhio, come ulcere marginali corneali allergiche, congiuntivite allergica, herpes zoster oftalmico, cheratite.
    • Affezioni respiratorie: sarcoidosi, o altre patologie che non rispondono a terapie classiche come sindrome di Loeffler, berilliosi.
    Traumi midollari: in protocolli ormai standard, frutto della fondamentale ricerca di Bracken et al. nel 1990, si ricorre a mega dosi di metilprednisone usati tempestivamente rispetto Effetti avversi.

    Trattandosi di un potente glucocorticoide, gli effetti avversi sono quelli dei glucocorticoidi. In casi di terapia particolarmente prolungata, si possono verificare squilibri del bilancio idroelettrico, perdita di calcio e quindi osteoporosi, miopatia, debolezza muscolare, , ulcera, esofagite, pancreatite. Viene ritardato il processo di cicatrizzazione, la cute si fa più sottile, fragile, i vasi sanguigni vengono indeboliti, si ha redistribuzione del grasso corporeo, petecchie, ecchimosi, eritemi facciali. A livello centrale si possono verificare vertigini, cefalea, convulsioni, irregiolarità endocrine, variazioni dell'asse ipofisi-surrene. La DL 50 nel ratto e nel topo dopo somministrazione orale è superiore a 5000 mg/kg. Le manifestazioni cliniche di maggior rilievo, osservate solo alle dosi più elevate, erano la depressione e l' atassia.
    l'evento traumatico (max 8 ore), per la prevenzione delle sequele dei traumi spinali.
    Compresse 4 mg: lattosio, amido di mais, amido di mais essiccato, saccarosio, calcio stearato.

    Sclerosi multipla recidivante-remittente: l’aggiunta di Metotrexato o Metilprednisolone all’Interferone beta-1a non produce benefici

    Ricercatori dello studio ATC ( Avonex Combination Trial ) ha condotto uno studio clinico per valutare la sicurezza, l’efficacia e la tollerabilità dell’Interferone beta-1a ( IFN beta-1a; Avonex ) in associazione con il Metotrexato, il Metilprednisolone per via endovenosa, o entrambi nei pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente, con attività di malattia durante monoterapia con IFN beta-1a.

    I criteri di inclusione comprendevano un punteggio tra 0 e 5,5 alla scala EDSS ( Expanded Disability Status Scale ) e una o più recidive o lesioni visibili alla risonanza magnetica per immagini ( MRI ) con captazione del Gadolinio nell’anno precedente il trattamento monoterapico con IFNbeta-1a.

    I partecipanti hanno proseguito la terapia settimanale con IFN beta-1a ( 30 microg per via intramuscolare ) e sono stati randomizzati, in un disegno fattoriale 2 x 2, a ricevere terapia settimanale aggiuntiva con placebo o Metotrexato 20 mg per os, con o senza un trattamento bimestrale con 1.000 mg/giorno per 3 giorni di Metilprednisolone ev.

    L’end point primario era la comparsa di nuove o maggiori lesioni in T2 dopo 1 anno, rispetto al basale.

    I 313 partecipanti mostravano caratteristiche cliniche e di risonanza magnetica tipiche della sclerosi multipla recidivante-remittente.
    Le combinazioni di Interferone beta-1a con Metotrexato o Metilprednisolone sono risultate in genere sicure e ben tollerate.

    Sebbene i trend facciano pensare a modesti benefici per alcuni esiti con la somministrazione endovenosa di Metilprednisolone, i risultati non hanno dimostrato significativi benefici per nessuno dei due farmaci aggiunti al trattamento.

    I dati hanno suggerito che il Metilprednisolone per via endovenosa è in grado di ridurre il titolo degli anticorpi neutralizzanti anti-IFN beta.

    In conclusione, questo studio non ha mostrato benefici dall’aggiunta di bassi dosaggi di Metotrexato per via orale o Metilprednisolone ev a mesi alterni all’Interferone beta-1a nella sclerosi multipla recidivante-remittente. ( Xagena2009 )

     
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