Taranto: metalli pesanti in polmoni e fegato dei bovini

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    Taranto: metalli pesanti in polmoni e fegato dei bovini

    I ricercatori dell’Università di Bari e dell’Università di Napoli Federico II hanno condotto uno studio che ha permesso di riscontrare un deposito di metalli in polmoni e fegato di bovini nati e allevati nell’area di Taranto. Secondo gli studiosi, gli animali presentavano lesioni a livello polmonare ed epatico dovute all’accumulo di metalli pesanti quali carbonio, alluminio, silice, ferro e titanio. Taranto è da tempo al centro delle polemiche sulla sicurezza ambientale dal momento che ospita un grosso polo industriale (il più grande centro siderurgico europeo, una grossa raffineria, un grande cementificio, altre industrie metalmeccaniche) proprio a ridosso del centro abitato. La ricerca sui bovini -pubblicata su “Folia Histochimica et Cytobiologica”- è iniziata qualche anno fa dall’osservazione casuale di lesioni sospette negli animali nel corso di un lavoro in alcuni mattatoi. Nell’occasione i ricercatori hanno deciso di prendere in esame i bovini come “specie sentinella” per rilevare i segni di rischio ambientale nella provincia. Gli studiosi hanno esaminato in particolare 183 bovini allevati nella provincia di Taranto, analizzando e campionando i linfonodi dell’albero respiratorio, il parenchima polmonare e il fegato degli animali. Dai risultati -non ancora resi del tutto noti- è emerso che 60 bovini presentavano lesioni marcate dovute al deposito di metalli pesanti a livello polmonare e linfonodale. La presenza di questi metalli è stata riscontrata perfino in un vitellino di 4 mesi e mezzo, e soprattutto negli animali allevati nella zona più vicina all’area industriale. I ricercatori ritengono che lo studio dei bovini allevati in aree ad alto rischio di inquinamento ambientale può essere utile per stimare anche il pericolo di esposizione umana ai contaminanti ambientali. Il prossimo passo degli studiosi è ora quello di esaminare l’eventuale presenza di metalli pesanti anche negli organi di altri animali nati e cresciuti nella zona.

    Fonte: www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20430732
     
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