Arroganza, prepotenza, esuberanza e attacco ai fondamenti costituzionali della libertà

da parte di un odontotecnico-abusivo -) successivo odontoiatra

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  1. Centro Benessere Kundalini
     
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    Arroganza, prepotenza, esuberanza e attacco ai fondamenti costituzionali della libertà da parte di un odontotecnico-abusivo -) successivo odontoiatra!
    Un articolo pubblicato da un collega odontotecnico, stanco di vedere la propria categoria succube e di essere attaccato da un individuo Presidente Nazionale Commissione Albo Odontoiatri, forse ex odontotecnico”?
    Caro Dott……. cosa ha fatto nel periodo in cui lei dice di essere stato odontotecnico?
    Ha mai realizzato protesi: fisse, mobili…….. oppure le ha solo applicate in bocca?
    Ma mi dica mai, quelli che applicano i piercing ai genitali, sia maschili che femminili, sono dei medici o semplici operatori di body piercing?
    Chi realizza un’opera d’arte e copia un nudo di una bella donna, cosa fa, è un ……come lo possiamo definire?
    Noi pensiamo che bisogna modificare la testa di chi esce dall’ambito universitario perché sono più stronzi degli stronzi………………………………….
    Oggi odontoiatra, lei, essendo la categoria fortemente impreparata in ambito della scienza quantistica, conoscenza dei materiali non solo da studio e figuriamoci quelli da odontotecnica, non le sembra essere molto arrogante, prepotente e addirittura invadente (come del resto delle intera categoria), oppressori dei diritti costituzionali?
    Il suo modo di fare ha solo un unico pensiero il proprio tornaconto, non certo la tutela della salute del Consumatore.
    Il problema dell’abusivismo esiste solo in Italia, solo nel paese dei bunga bunga magna magna,
    negli altri paesi esiste una intelligente collaborazione a favore della salute del prossimo.
    Caro dottore, l’era della prepotenza e della esuberanza è finita, l’informazione, la trasparenza ha fatto grande l’uomo, mentre la demagogia e l’oppressione ha giocato al boomerang.


    LA FORMAZIONE DIDATTICA
    I cambiamenti della formazione didattica dell’odontotecnico del terzo millennio
    A cura di Francesco Scuotto

    Un tema che ricorre ultimamente, tra i dibattiti del settore odontotecnico, riguarda la sua formazione professionale.
    Lo scorso 25 settembre, presso l’Istituto “Casanova” in Napoli, nella sala Concistoro, si è svolta una tavola rotonda su percorso formativo dell’odontotecnico del III millennio, alla quale hanno partecipato i rappresentanti delle istituzioni e i rappresentanti degli Odontoiatri e degli Odontotecnici, tra il cui il sottoscritto, in qualità di vice presidente Nazionale dell’ANTLO.
    L’apertura dei lavori ha avuto luogo con il saluto della Dirigente scolastica Prof.ssa Luciana Mascia, a cui hanno fatto seguito gli interventi dei rappresentanti degli Odontoiatri.
    Riflettendo su come è andata la tavola rotonda, desidero manifestare il mio profondo rammarico nell’ascoltare l’opinione emersa, durante la conferenza, del Dott. Giuseppe Renzo, Presidente Nazionale Commissione Albo Odontoiatri, “ex odontotecnico”, il quale ritiene non necessaria la realizzazione di una nuova professione quale “l’odontotecnica”, e la presenza di una maggiore specializzazione formativa dell’odontotecnico, sottolineando che tale cambiamento porterebbe solo confusione nell’utenza. Lo stesso ha continuato con l’asserire, orgogliosamente, di aver bocciato la proposta sulla realizzazione e la nascita della nuova categoria professionale, fatta alla Conferenza Stato/Regioni nella commissione della Regione Puglia. A tal proposito, mi chiedo il motivo per cui un odontoiatra si arroga il diritto di decidere per Noi Odontotecnici, forse non sa che anche noi possediamo la capacità di intendere e di volere e, soprattutto, di scegliere liberamente, e il desiderio di adempiere a quanto dettato dall’articolo 4 della Costituzione Italiana: “ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società” (Principi Fondamentali – Costituzione Italiana).
    Per fortuna non tutti gli odontoiatri la pensano così, infatti il Professore Sandro Rengo ha precisato che il problema dell’abusivismo è una questione che va valutata orizzontalmente senza colpevolizzare verticalmente solo una parte, ossia “gli odontotecnici”.
    Dopo questi interventi, la conferenza è continuata con l’esposizione della collega Simonelli, offesa e umiliata in quanto Odontotecnico, ed infine con mio intervento, nel quale, profondamente adirato, ho ribadito che l’odontotecnico in Italia vuole fortissimamente modificare il suo profilo ma, purtroppo, è vincolato al regio decreto del 1928. Del resto, ci tengo a precisare che nel protocollo di intesa firmato tra gli odontotecnici e gli odontoiatri è presente la norma che specifica che l’odontotecnico ha la possibilità di vedere il proprio manufatto protesico in bocca al paziente, manufatto inserito nella bocca del paziente esclusivamente dall’odontoiatra, e che tutti i controlli tecnici vanno effettuati categoricamente in presenza dell’odontoiatra. Dunque, non penso che vedere equivalga a visitare! Diversamente, basterebbe assistere ad una visita medica per essere definiti medici ed essere, poi definiti degli abusivi? Un opinione questa che fa sorridere, ma che fa anche pensare alle forti critiche che per anni sono state rivolte agli odontotecnici riguardo al problema dell’abusivismo, maggiormente derivato da odontoiatri, senza un titolo di studio per poter esercitare tale professione.
    La mia visione vuole enfatizzare anche un altro aspetto sull’inconciliabilità nell’associare la figura dell’odontotecnico al ramo delle bio-tecnologie, in quanto, in riferimento alla legislazione in materia sanitaria, l’odontotecnico ha l’obbligo dell’Educazione Continua in Medicina, è il settore sanitario il giusto afferente.
    Pertanto, la mia opinione rispecchia una proposta già avviata nel 2007 dall’ANTLO presso il Ministero del Lavoro, della Sanità e delle Politiche Sociali e il ministero della Pubblica Istruzione. Il progetto promuoveva l’istituzione di una formazione professionale presso gli istituti professionali e di un percorso universitario triennale, in modo da dare maggiori competenze all’odontotecnico al fine di realizzare i propri manufatti protesici su commissione dell’odontoiatra, restando nel suo laboratorio.
    Dopo questo acceso dibattito, che ha accompagnato la sezione mattutina della conferenza, i lavori sono ripresi con toni tranquilli e “chiarificatori”, arrivando alla conclusione che la formazione dell’odontotecnico deve essere categoricamente affidata agli istituti professionali.
    Concludo, riportando la mia piena approvazione per avviare una riqualificazione della figura professionale odontotecnica, partendo da un percorso formativo negli Istituti Professionali di Scuola Superiore, fino ad arrivare ad un corso universitario per migliorare le proprie abilità e competenze, in quanto viviamo nell’era della continua innovazione, del perenne cambiamento dove l’impresa per sopravvivere deve, anch’essa, evolvere grazie alla sua forza imprenditoriale. Una forza che è presente nella conoscenza, una risorsa immateriale presente in ognuno di noi con la quale riusciamo a mostrare al mercato il nostro valore aggiunto. Quindi, perché fossilizzarci e non crescere apportando benefici alla Nostra categoria? Ecco, questa è la domanda sulla quale vorrei che ognuno riflettesse.

    Dalla rivista odontotecnica ANTLO


    Non sono un operatore sanitario della professione odontoiatrica, ma con questo non significa che la mia mente non sia aperta ad un ragionamento più ampio.
    Spesso ( e non mi riferisco solo all’odontoiatra, ma TUTTA la categoria medica) i medici fanno leva sulla cattiva informazione, sulla NON divulgazione di notizie corrette per un proprio resoconto economico che va ben oltre una cifra più che abbordabile, e con una dichiarazione di reddito ben più bassa di quello che effettivamente percepiscono ( non per altro i maggiori evasori fiscali dopo i politici e i grandi imprenditori sono i medici).
    Con questo non è mia intenzione far i conti in tasca a lor signori ben mi guardo nel farlo, ma non possiamo pretendere una competenza prettamente odontotecnica ad un odontoiatra, e come chiedere ad un oculista di lavorare una lente oftalmica (a mano) e montarla su una montatura da vista.
    Esattamente come il medico oculista non ha una preparazione tecnica nel sapere come nasce una lente, che materiale viene utilizzato, il perché delle varianti di focalizzazione, e come ottenerle, così l’odontoiatra non sarà MAI in grado (se non dietro una preparazione adeguata) conoscere
    1) tipologia di metallo, la sua memoria molecolare e combinazioni
    2) la loro citotossicità a contatto con una struttura organica e l’eventuale reazione di ossidazione con acidità organica e ossigeno.
    3) Stabilizzazione della protesi al momento della applicazione e stabilire la funzionalità.

    Questi sono i punti essenziali, se poi vogliamo passare ad un discorso economico il discorso prendere tutt’altra piega..
    Faccio un esempio pratico
    UOMO di 43 anni, presenza di piorrea curata e stabilizzata dopo 2 anni, devitalizzazione completa arcata superiore con otturazioni in composito bianco. Protesi removibile arcata superiore completa.
    Vi espongo solo il costo della protesi(ovviamente in nero, mai sia che un medico faccia una fattura, anatema…!!!! ) 350€
    Quindi il paziente grazie soltanto alle conoscenze ha speso complessivamente 1000€
    Contro 1500-2000€ richiesti da altri colleghi.
    Cosa significa ?
    Che l’odontotecnico (se è onesto) passa la protesi finale al medico odontoiatra ad un costo di 200-250€ queste cifre comprendono, materiale utilizzato, rischio di una eventuale rottura oppure deformazione in cottura, ed eventuali modifiche successive, il medico non avendo le competenze per stabilire se la protesi vada bene non paga il tecnico che resta in attesa, la protesi in prova viene utilizzata dal paziente per stabilire la sua praticità, eventuali modifiche da effettuare per un ‘errore da parte dell’odontoiatra nel prendere l’impronta dentaria( e al 80% succede sempre così) per poi saldare il lavoro all’odontotecnico dopo 60-90 giorni.
    Concludendo la mia proposta da “paziente” (nel vero senso della parola, poiché con alcuni medici ci vuole molta pazienza) invece di aver paura della categoria odontotecnica non si fa nascere una collaborazione?
    Invece di diventare arroganti e presuntuosi ( per poi cadere negli errori più stupidi) dopo aver fatto un salto di “qualità” da odontotecnico a dentista (non dimentichiamo che la professione odontoiatrica non esiste) invece di infierire sui colleghi per paura della lobby medica non si fa nascere una SANA collaborazione?
    I vantaggi? Sono per tutti !!
    Per l’odontotecnico, che si presta più volentieri ad andare presso lo studio dentistico per prendere (come dovrebbe essere) l’impronta GIUSTA, da qui il paziente percepisce la serietà del centro.
    Il dentista, che esegue un lavoro più pulito e non comporta fattori stressanti per il paziente.
    Per il paziente stesso( quindi fonte pubblicitaria non solo gratuita ma di qualità) meno fastidi, più sopportabilità della protesi, più tranquillità e soprattutto PIU’ CONTATTO UMANO
     
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  2. serender
     
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    Molto interessante, ma molto più esilarante !
     
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1 replies since 18/11/2010, 11:07   310 views
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