Malasanità, sesso per avere ricette false: anche i medici nella truffa da 10 milioni

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    Malasanità, sesso per avere ricette false:
    anche i medici nella truffa da 10 milioni
    Rinviati a giudizio un imprenditore farmaceutico e a 52 presunti complici. La struttura operava a Grottaferrata
    di Giulio De Santis

    ROMA (3 dicembre) - Ricette false ottenute anche attraverso prestazione sessuali. Così 53 imputati tra imprenditori, medici di base, farmacisti e promotori scientifici avrebbero truffato il servizio sanitario nazionale per circa 10 milioni di euro. Adesso i presunti responsabili della “megatruffa” sono stati rinviati a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare Simonetta D’Alessandro con l’accusa, a seconda delle diverse posizioni di associazione a delinquere, truffa ai danni dello Stato e corruzione.

    Il cuore della truppa a Gottaferrata. A realizzare la presunta frode sarebbe stata fino al 2008 un organizzazione ramificata in tutto il territorio italiano. Anche se il cuore del sistema pulsava a Grottaferrata. Da lì un imprenditore napoletano, Tullio Raimondo Faiella, 48 anni, titolare di un’azienda di distribuzione di farmaci, avrebbe mosso il suo esercito di pedine, composto da informatori scientifici con il compito di correre lungo lo stivale alla ricerca di medici e farmacisti per ottenere false prescrizioni di medicinali di fascia A (che sono quelli interamente rimborsati dal servizio sanitario nazionale) distribuiti dalla sua azienda. Lo scopo sarebbe stato, secondo l’accusa, quello di incrementare il fatturato prodotto dall’azienda produttrice dei farmaci. Talvolta Faiella, pur di piazzare i medicinali, sarebbe ricorso anche all’aiuto di una maitresse, disposta a trovare escort che fornissero prestazioni sessuali ai più riottosi ad entrare nel gioco.

    Nel 2008 i primi 43 arresti. Il sistema avrebbe funzionato fino al dicembre del 2008 quando la Procura di Roma fece scattare le manette ai polsi di 43 indagati. Il numero di persone coinvolte nel sistema però era di 75 persone sparse tra il Lazio, la Campania, l’Abruzzo, la Sicilia e la Sardegna. Per diciassette degli imputati è già cominciato a luglio scorso il processo con rito immediato. La struttura che avrebbe organizzato Faiella avrebbe avuto il suo perno nei promotori scientifici. Sarebbe stato loro il compito di individuare i medici di base da corrompere. Una volta trovati, i dottori dovevano, sempre secondo l’accusa, compilare ricette false intestandole ad ignari pazienti o in alcuni casi a persone non affette dalle patologie curabili con quelle medicine rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale. In cambio i medici avrebbero ricevuto tra il 5 e 10% sul prezzo del farmaco dell’azienda di Faiella. Talvolta il pagamento sarebbe avvenuto attraverso le prestazioni sessuali di alcune prostitute. Con in mano le ricette, i promotori andavano nelle farmacie che ritiravano le ricette e fornivano i medicinali. In questo modo l’azienda di Faiella avrebbe visto crescere i suoi guadagni a spese del servizio sanitario nazionale. «Dal dibattimento emergerà l’assoluta correttezza del comportamento del nostro assistito» commentano i difensori di Faiella, gli avvocato Simonetta Galantucci e Maurizio D’Agosto.

    www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=129210
     
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