Mangimi alla diossina. Cronaca dell'ultimo fattaccio in Germania

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Centro Benessere Kundalini
     
    .

    User deleted


    Mangimi alla diossina. Cronaca dell'ultimo fattaccio in Germania
    Articolo di Rosa a Marca
    13 gennaio 2011 12:51

    Origine
    L'azienda Harles und Jentzsch, nel Land dello Schleswig-Holstein, è al centro dell'ultimo scandalo dei mangimi. E' accusata d'aver occultato i risultati dei test che indicavano livelli eccessivi di diossina nei grassi animali usati per produrre il cibo per bestiame, sostengono sia la stampa tedesca sia fonti governative. Le autorità preposte avevano visitato l'azienda lo scorso luglio, ma la società aveva taciuto i valori emersi nelle analisi interne eseguite il 19 marzo e il 21 giugno 2010 -più alti del consentito.
    L'azienda ha agito "in modo irresponsabile e senza scrupoli", ha sostenuto la ministra dell'Agricoltura e dei Consumatori, Ilse Aigner. "Il caso non potrà non avere delle conseguenze e le avrà". Quali? La ministra aspetta proposte concrete dalla stessa industria dei mangimi, ma intanto pensa a inasprire le condizioni per il rilascio delle autorizzazioni, e pensa che i produttori non dovrebbero più fabbricare parallelamente grassi di mangimi e simili da destinare per esempio all'industria della carta; inoltre, con il dicastero della Giustizia, vuole rivedere le sanzioni nel caso di rischio per la salute umana. Interviene anche il responsabile della giustizia della Bassa Sassonia, Bernd Busemann: se truffa c'è stata, come sembra, le sanzioni dovranno essere di natura anche penale.

    Diffusione e conseguenze
    Poiché i controlli sugli alimenti sono di competenza dei Laender, quelli colpiti hanno informato solo dei prodotti sospetti della loro regione, e ciò ha forse falsato il quadro complessivo e ritardato i tempi. C'è da dire che un'analisi di laboratorio per individuare le tracce di diossina costa dai 1000 ai 1300 euro. Inizialmente i valori eccessivi sono stati riscontrati nelle uova, poi il problema si è esteso anche alla carne, fino a quella suina. Molte le aziende chiuse, almeno parzialmente, e poi riaperte. Stime sommarie delle associazioni agricole parlano di 40-60 milioni di euro di danni alla settimana.
    L'Ue ha segnalato che il mangime alla diossina è arrivato anche in Danimarca. La Cina ha proibito l'importazione di uova e carne di maiale dalla Germania, restrizioni sono state decise anche dalla Corea del Sud, ma è stato soprattutto l'embargo sulle uova deciso dalla Slovacchia a indignare il Governo tedesco.

    Dibattito politico
    L'11 gennaio lo scandalo diossina è stato dibattuto in una seduta straordinaria della commissione per la tutela dei Consumatori della Camera (Bundestag). Non ha parlato solo la ministra Aigner, in questi giorni sottoposta a numerose critiche; tutti i partiti hanno chiesto di trarre le dovute conseguenze. I liberali della FDP propongono di battersi affinché in tutta l'Ue i mangimi non possano più essere diluiti fino a rendere impossibile l'accertamento del contenuto di diossina; i socialdemocratici della SPD chiedono di creare una piattaforma d'allerta nazionale per tutti gli alimenti sospetti.
    Anche nel Parlamento europeo si levano voci favorevoli a nuove regole, come quella del deputato Peter Liese (CDU) che propone l'analisi sistematica, e non più saltuaria, della presenza di diossina negli alimenti.

    I consumatori
    Il rischio concreto per la salute è ancora tutto da verificare. Certo è che la diossina è entrata nel circuito distributivo alimentare. E il ministero regionale dell'Agricoltura della Bassa Sassonia non esclude che la carne di maiale alla diossina sia già stata venduta anche ai clienti finali, giacché almeno 150 suini alimentati con il mangime "incriminato" sono stati macellati e venduti ancora a dicembre.
    L'intera vicenda ha lasciato un retrogusto piuttosto amaro nei consumatori. Stando a un sondaggio dell'istituto di ricerche di mercato Yougov per il giornale Bild, molti tedeschi vorrebbero comprare solo prodotti "biologici". Il 48% opterebbe per prodotti con il marchio controllato Bio, anche se solo il 43% è disposto a pagare di più per la spesa di tutti i giorni.
     
    .
0 replies since 19/1/2011, 11:42   68 views
  Share  
.