ADHD, il deficit dell' attenzione è un disturbo neurobiologico

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  1. Centro Benessere Kundalini
     
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    ADHD, il deficit dell' attenzione è un disturbo neurobiologico

    Grazie ai grandi progressi realizzati dalla ricerca scientifica nell’ambito delle neuroscienze sappiamo che l’ADHD (Attention-Deficit Hyperactivity Disorder / Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) è un disturbo neurobiologico. L’origine neurobiologica dell’ADHD è ulteriormente confermata da uno Studio dell’Università di Cardiff, recentemente pubblicato sull’autorevole rivista scientifica Lancet.
    Secondo l’équipe di ricercatori britannici, infatti, l’ADHD ha origine genetica ed è riconducibile a differenze riscontrabili nel cervello dei bambini affetti da ADHD.

    “L’ADHD” - dichiara il Dr. Gabriele Masi, Responsabile Unità Operativa Complessa di Psichiatria e psicofarmacologia dell’età evolutiva IRCCS Stella Maris, Calambrone (Pisa) - “è un disturbo dell’età evolutiva che esordisce in età prescolare ed è caratterizzato da incapacità a fissare l’attenzione, impulsività e da un livello di attività motoria molto accentuato. E’ importante però differenziare l’ADHD dalla normale vivacità, che è tipica dei bambini nella fascia di età prescolare e nei primi anni di scuola elementare: i bambini realmente affetti da ADHD sono solo una parte minoritaria dei cosiddetti bambini iperattivi”.

    L’ADHD: un disturbo sotto-diagnosticato In Italia si stima che la prevalenza di ADHD sia attorno al 4% (con una maggiore frequenza tra i maschi: 4:1) che corrisponde a circa 300.000 casi potenziali. Di questi, solo l’1,3% riceve una diagnosi. Con l’obiettivo di garantire accuratezza diagnostica e appropriatezza terapeutica per l’ADHD il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità hanno istituito, nell’Aprile 2007, il Registro Nazionale ADHD, un sistema di monitoraggio unico in Europa e nel mondo. Attualmente i Centri di Riferimento accreditati sono circa 110 che hanno in carico circa 2.000 bambini. “In Italia” - commenta Masi - “l’ADHD è un disturbo sotto-diagnosticato. Non soltanto perché la diagnosi è complessa e richiede un percorso articolato che si basa sull’acquisizione di informazioni globali che riguardano il bambino, la scuola e la famiglia ma anche perché esistono problemi di risorse, di strutture e di connessioni tra gli specialisti coinvolti nell’iter diagnostico. Esiste anche un importante problema culturale che impedisce ai clinici di collocare correttamente l’ADHD all’interno dei disturbi emotivi e comportamentali dell’età evolutiva”.

    La situazione è diversa in altri Paese europei. Una ricerca recentemente condotta da Shire PLC permette di confrontare le stime relative a prevalenza e diagnosi di ADHD nei vari Paesi europei. In Francia, a fronte di una stima di prevalenza del 4%, si arriva alla diagnosi nel 17% dei casi. In Spagna ad una prevalenza stimata del 5% corrisponde una diagnosi fatta nel 59% dei casi. In UK: prevalenza 5,3% e diagnosi 36% e infine la Germania in cui la prevalenza stimata di ADHD è del 6% con la diagnosi nel 65% dei casi. “Completata la diagnosi” - dichiara il Prof. Alessandro Zuddas, Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Cagliari - “il primo intervento consiste nel comunicare e spiegare alla famiglia cosa significa avere l’ADHD. E’ necessario comunicare anche con gli insegnanti per aiutarli a comprendere le difficoltà e i punti di forza, che spesso non sono pochi, del bambino ADHD. L’approccio terapeutico, che è sempre preceduto da una dettagliata valutazione clinica, deve essere accuratamente personalizzato: prevede una terapia multimodale e cioè una combinazione di interventi medici, educativi, comportamentali e psicologici sul bambino e sui genitori (Parent Training), a cui può essere associata, nelle forme più importanti, una terapia farmacologica”. La differenza tra approcci terapeutici, terapia multimodale e psicoterapia, in Europa La stessa ricerca condotta da Shire permette anche di confrontare i diversi approcci terapeutici, in particolare terapia multimodale e psicoterapia, nei vari Paesi d’Europa. In Francia, su 80.479 bambini diagnosticati ADHD il 27% riceve una terapia multimodale e l’8% la psicoterapia. In Spagna, su 182.471 bambini diagnosticati ADHD il 54% è sottoposto a terapia multimodale e il 5% a psicoterapia.

    In UK: 209.135 bambini diagnosticati ADHD di cui il 31% segue una terapia multimodale e il 3% la psicoterapia. In Germania, in cui le diagnosi di ADHD è stata fatta a 479.915 bambini il 23% segue una terapia multimodale e il 7% la psicoterapia. In Italia, dei 4.442 bambini diagnosticati ADHD il 23% riceve una terapia multimodale mentre il 44% la psicoterapia. “In Italia” commenta Zuddas - “ l’approccio terapeutico è molto spostato sui soli interventi psicoeducativi. Tra una posizione di abuso, che peraltro non riguarda il nostro Paese, e il non-uso del farmaco, ritengo sia da preferire un uso razionale del farmaco, nell’ambito della terapia multimodale, quando strettamente necessario”. L’impatto sulla famiglia e le ripercussioni nell’adulto L’ADHD è anche emarginazione, dolore, scarse relazioni sociali, abbandono scolastico. Significa avere minori possibilità di studiare, di lavorare e di costruirsi, da adulti, una vita normale. “I bambini ADHD” - dichiara il Dr. Claudio Mencacci, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze A.O. Fatebenefratelli di Milano - “si comportano in modo più aggressivo dei loro coetanei e non riescono a rispettare le regole di comportamento”. “Le loro sofferenze e l’emarginazione sociale che subiscono” - continua Mencacci - si riflettono inevitabilmente sulle famiglie che spesso si sgretolano a causa delle difficoltà di gestione e dei conflitti che si creano tra genitori. “Nonostante gli sforzi di tutti” - conclude Mencacci - “ancora troppi bambini crescono senza ricevere il diritto alla diagnosi e ad un aiuto terapeutico concreto. Una precoce diagnosi e un’adeguata terapia, infatti, sono fondamentali per creare un futuro sereno per i bambini con ADHD affinché non diventino persone adulte con gravi patologie psichiatriche. Un ADHD trascurato nell’infanzia può portare, nell’adolescenza e nell’età adulta, a complicanze quali tossicodipendenza e alcolismo, a esordi di disturbo bipolare, grave disadattamento sociale e relazionale e questo è un fattore di rischio ancora oggi sottovalutato nel nostro Paese.”
    COMMENTO :
    Quindi si deduce che alla fine siamo TUTTI MALATI, dicono che essere affetti da ADHD sono tutti i soggetti bambini e non, ma che spesso e dovuto per causa psico-socio-familiare, io sfiderei chiunque a non essere affetto da "ADHD" in una famiglia dove spesso si litiga, dove spesso i genitori in casa non ci sono mai, dove spesso i figli vengono lasciati abbandonati a loro stessi (come ragazzi di 14 anni che girano per le grandi città alle 3-4 di mattina), dove il ragazzo deve affrontare la vita scolastica con problemi come il bullismo, dove i professori non hanno più autorità per far RISPETTARE LE REGOLE più basali che vengono letteralmente assaliti dai genitori che qualche giorno prima non conoscevano minimamente lo stile di vita che faceva il figlio.

    Bioterapeuta Contattologo Iridologo ottico
    Renato Ventura

    Edited by Centro Benessere Kundalini - 18/2/2011, 10:08
     
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0 replies since 18/2/2011, 09:24   1091 views
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