Cosmetovigilanza

Lidia Sautebin, Università Federico II di Napoli

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    com'è il detto? parli del diavolo ? e spuntano le corna


    Deodoranti e cancro al seno
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    > Cosmetovigilanza
    > Lidia Sautebin, Università Federico II di Napoli
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    > Corso di aggiornamento Deodoranti e cancro al seno Loredana Gambardella e
    > Lidia Sautebin, Dipartimento di Farmacologia Sperimentale, Facoltà di
    > Farmacia, Università di Napoli Federico II
    > http://www.farmacovigilanza.org/cosmetovig...rso/0406-04.asp Secondo
    > uno studio condotto dall’Università di Reading (Regno Unito) e pubblicato
    > nel gennaio 2004 sul Journal of Applied Toxicology (Darbre P.D. et al.),
    > alcune sostanze chimiche contenute nei deodoranti, come ad esempio i
    > “Parabeni”, potrebbero favorire l’insorgenza di tumori al seno. I parabeni
    > sono esteri dell’acido para-idrossi benzoico e vengono impiegati per la
    > conservazione dei prodotti cosmetici (Elder et al., 1984). Rappresentano,
    > in particolare, le sostanze maggiormente presenti nei prodotti per l’igiene
    > del corpo in quanto sono considerati tra i più efficaci agenti
    > antimicrobici, attività che aumenta all’aumentare della lunghezza della
    > loro catena esterea (Murrel et al., 1950). Il loro ampio utilizzo,
    > inoltre, è dovuto al fatto che sono considerati, ormai da anni, composti
    > innocui, ben tollerati dalla pelle e soprattutto attivi a basse
    > concentrazioni (< 1%) (Elder et al. 1984). L’allarme sulla loro potenziale
    > pericolosità è stato diffuso in quanto i risultati dello studio condotto
    > dall’Università di Reading hanno evidenziato che dei 20 campioni prelevati
    > da donne con tumore al seno ed esaminati, ben 18 presentavano elevate
    > tracce di parabeni, in particolare metilparabeni. Inoltre in quattro dei
    > venti campioni la concentrazione totale di parabeni era di circa due volte
    > superiore ai valori medi ritrovati nelle venti pazienti. Il loro potere
    > cancerogeno deriva, come affermato da questo studio, dalla capacità dei
    > parabeni di comportarsi come gli estrogeni (Routledge et al., 1998, Byford
    > et al., 2002; Darbre et al., 2002, 2003), ormoni che le donne producono
    > naturalmente dalla pubertà alla menopausa e che, assunti in grande
    > quantità, potrebbero facilitare la proliferazione delle cellule tumorali.
    > In particolare i parabeni oltre che legarsi ai recettori degli estrogeni
    > sono anche in grado di regolare l’espressione dei geni (es. pS2) che
    > mediano l’attività estrogenica (Byford et al., 2002). Il possibile legame
    > tra l’utilizzo dei deodoranti e l’insorgenza di cancro al seno
    > sembrerebbe, inoltre, riconducibile al fatto che i parabeni ritrovati nei
    > campioni esaminati si presentano in forma esterea e non sotto forma di
    > metaboliti, indicando che la loro penetrazione nell’organismo non è
    > avvenuta per assunzione orale (Darbre et al., 2003, 2004). Inoltre poichè
    > uno dei modi utilizzati dall’organismo per eliminare i prodotti tossici è
    > la “traspirazione”, i deodoranti impedendo, in parte questo fenomeno
    > ridurrebbero l’eliminazione delle tossine attraverso le ascelle. Ciò
    > provocherebbe, con il tempo, un loro accumulo a livello delle ghiandole
    > linfatiche presenti sotto il braccio e quindi un primo passo verso la
    > formazione di cellule cancerose (Darbre et al., 2003). Tutto ciò è anche
    > confermato da osservazioni cliniche, pubblicate nell’arco di 10 anni, che
    > mostrano che la maggior parte dei tumori si sviluppa a livello del margine
    > superiore esterno del seno, cioè in corrispondenza della zona in cui viene
    > maggiormente applicato il deodorante (Haagensen et al., 1971). Anche se la
    > maggior parte degli studi hanno evidenziato che i parabeni non sono
    > mutageni (Elder et al., 1984), alcuni hanno dimostrato, invece, che essi
    > possono provocare alterazioni cromosomiche (Ishidate et al., 1978) ed in
    > particolare è stato osservato che la somministrazione sottocutanea di
    > metilparabeni è causa dell’insorgenza di adenocarcinomi mammari nei ratti
    > (Mason et al., 1971). E’ stato mostrato, inoltre, che i parabeni sono
    > anche in grado di distruggere la funzionalità cellulare mediante l’inibizione
    > della secrezione di enzimi lisosomiali (Bairati et al., 1994). Altri studi
    > hanno, inoltre, evidenziato che la maggior parte del deodorante applicato
    > rimane intrappolato nei peli ascellari. Questo suggerisce, dunque, che i
    > deodoranti non dovrebbero mai essere utilizzati subito dopo la depilazione
    > in quanto i parabeni potrebbero facilmente penetrare nel corpo attraverso
    > microscopiche lesioni originatesi dalla rasatura (Darbre et al., 2003).
    > Comunque, in realtà il legame diretto tra parabeni e cancro è ancora solo
    > un’ipotesi che dovrebbe essere confermata da studi epidemiologici a lungo
    > termine e soprattutto condotti su un maggior numero di campioni. Occorre
    > anche dimostrare la presenza di basse concentrazioni di parabeni nelle
    > donne che non usano deodoranti o la presenza di questi composti anche nei
    > tessuti di seno sano (Darbre et al., 2004). Se, infatti, si trovassero
    > analoghi livelli di parabeni anche nei tessuti sani di donne che usano
    > regolarmente i deodoranti sarebbe possibile escludere un legame tra l’insorgenza
    > del cancro e l’uso di questi prodotti. Bisogna, però, anche sottolineare
    > il fatto che ritrovare tracce di essi nei tessuti tumorali non avrebbe,
    > comunque, alcun significato se i livelli raggiunti non risultassero essere
    > sufficienti ad indurre conseguenze biologiche. Sono stati, inoltre,
    > sollevati dei dubbi sul processo di assorbimento “diretto” dei parabeni
    > attraverso la pelle in quanto l’epidermide è in grado di metabolizzare,
    > almeno in parte, le sostanze con cui viene a>> contatto, motivo per cui
    > qualsiasi loro traccia, penetrata nella cute, dovrebbe essere degradata
    > dalle cellule epidermiche in sostanze innocue (Darbre et al., 2003).
    > Alcuni studi condotti successivamente su animali hanno, però, dimostrato
    > che i parabeni possono essere rapidamente assorbiti attraverso la pelle
    > (Whitworth et al., 1973; Fischmeister et al., 1975; Komatsu et al., 1979)
    > a causa della presenza nei deodoranti di sostanze che facilitano la
    > penetrazione del prodotto nell’organismo (Kitagawa et al., 1997) e anche
    > perché nella pelle e nei tessuti adiposi sottocutanei sono presenti
    > sostanze, in particolare carbossilesterasi, che favoriscono l’idrolisi dei
    > parabeni ad acido p-idrossibenzoico che viene più facilmente assorbito
    > (Lobemeier et al., 1996; Bando et al., 1997). Essi, inoltre, vengono
    > rapidamente assorbiti anche dal tratto gastrointestinale, idrolizzati ad
    > acido p-idrossibenzoico, coniugati ed infine rapidamente escreti con l’urina
    > (Jones et al., 1957; Heim et al., 1957; Tsukamoto et al., 1960, 1962,
    > 1964; Derache et al., 1963; Philips et al. ,1978; Kiwadw et al., 1979).
    > Oltre ai parabeni altri due composti, presenti nella maggior parte dei
    > deodoranti sono ritenuti responsabili di causare alcuni problemi per la
    > salute (morbo di Alzheimer, cancro al seno, granulomi e patologie del
    > SNC): l’alluminio e lo zirconio (Laden et al, 1988; Exley et al., 1998).
    > Ciò sembra essere collegato al fatto che questi composti sono normalmente
    > presenti in elevate concentrazioni nei prodotti per l’igiene del corpo, in
    > effetti: a.. il cloridrato di alluminio è permesso a concentrazioni fino
    > al 25% (Flick et al., 1989); b.. il cloruro di alluminio fino al 15%
    > (Flick et al., 1989); c.. il cloridrato di alluminio-zirconio fino al 20%
    > (Flick et al., 1989); In particolare è stato osservato che alcuni sali,
    > quali il cloruro ed il cloridrato di alluminio o i sali di zirconio
    > (zirconio idrati) sono in grado di ostruire i canali sudoripari ed
    > inibire, quindi, il normale processo di traspirazione (Darbre et al.,
    > 2003). Inoltre, a causa delle loro piccole dimensioni questi composti
    > vengono facilmente assorbiti e potrebbero, con il tempo, accumularsi nell’organismo,
    > attaccare e danneggiare il DNA e la sua capacità di autoripararsi. In
    > particolare essi sono in grado di indurre alterazioni dei geni BRCA-1 e
    > BRCA-2 che sono responsabili della riparazione del DNA, cioè agiscono come
    > geni “tumour-suppressor” (Hilakivi-Clarke et al., 2002). L’azione
    > cancerogena è supportata anche dalla capacità di questi composti di
    > interferire con i processi che regolano la crescita cellulare; in
    > particolare è stato osservato che l’alluminio è anche in grado di modulare
    > la topologia del DNA inducendo cambiamenti nelle triplette CCG-12 (Latha
    > et al., 2002). Nel 2003 un altro studio ha ipotizzato possibili meccanismi
    > responsabili dell’insorgenza di cancro al seno (Darbre et al., 2003). E’
    > possibile, infatti, che essi agiscano non solo bloccando i condotti del
    > sudore ma anche rendendo impraticabili i condotti adiacenti al seno, dando
    > così luogo alla formazione di cisti. La carcinogenesi del seno può,
    > inoltre, essere il risultato di una combinazione di costituenti chimici
    > presenti negli antitraspiranti (fitoestrogeni, xenoestrogeni, estrogeni
    > fisiologici o farmacologici) che prima danneggiano le cellule e poi ne
    > promuovono la proliferazione. Tutto questo ha come conseguenza l’insorgenza
    > di tumore benigno o maligno al seno.Occore, però, anche ricordare che nel
    > 2002 è stato pubblicato uno studio epidemiologico (Mirick et al., 2002)
    > che non ha riscontrato alcuna associazione tra l’utilizzo dei deodoranti e
    > la comparsa di cancro al seno. Occorre, però, anche ricordare che nel 2002
    > è stato pubblicato uno studio epidemiologico (Mirick et al., 2002) che non
    > ha riscontrato alcuna associazione tra l’utilizzo dei deodoranti e la
    > comparsa di cancro al seno. Infine è importante sottolineare che
    > nonostante le sostanze contenute nei deodoranti rispondano alle linee
    > guida sulla sicurezza dei farmaci (Laden et al., 1988) esse non presentano
    > sul contenitore indicazioni riguardo alla quantità da utilizzare o alla
    > frequenza delle applicazioni, come invece accade per i prodotti
    > farmaceutici. Questo fa si che si pensi, erroneamente, che tali prodotti
    > possano essere usati in quantità illimitate e ad elevata frequenza senza
    > invece neppure lontanamente immaginare che un prodotto che all’apparenza
    > sembra cosi’ innocuo potrebbe essere dannoso per la salute. Sarebbe,
    > quindi, opportuna una valutazione retrospettiva sugli effetti a lungo
    > termine dei deodoranti sulla popolazione. Un altro aspetto importante da
    > considerare è rappresentato dalla regolamentazione in Australia dei
    > prodotti contenenti i parabeni, in quanto l’Australia possiede uno dei più
    > restrittivi sistemi regolatori al mondo riguardo ai prodotti cosmetici,
    > tra cui i deodoranti (Australian Government, Department of Health and
    > Ageing). In particolare il programma regolatorio in materia di cosmetici è
    > il “National Industrial Chemicals Notification and Assessment Scheme"
    > (NICNAS) che è un sistema elaborato nel 1989 che si occupa: a.. del
    > controllo dell’introduzione in commercio dei prodotti chimici (es.
    > tinture, solventi, plastica, ecc); b.. della divulgazione nei luoghi di
    > lavoro della pericolosità dei prodotti chimici; L’obiettivo del NICNAS è
    > dunque, quello di offrire tutte le informazioni su questi prodotti in modo
    > da proteggere gli operatori del settore, il pubblico e l’ambiente dai loro
    > effetti nocivi. In particolare, per garantire l’utilizzo di prodotti
    > efficaci, ma soprattutto sicuri, in Australia sono stati stabiliti,
    > mediante la Legge sulle Pratiche Commerciali del 1974, alcuni requisiti
    > obbligatori per quanto riguarda l’etichettatura dei prodotti cosmetici.
    > Secondo tale provvedimento è obbligatorio riportare sull’etichetta l’elenco
    > degli ingredienti del prodotto in ordinedecrescente di peso o di volume,
    > in modo da facilitare, così, l’identificazione da parte dei consumatori
    > degli ingredienti ai quali possono essere allergici o che possono
    > provocare l’insorgenza di reazioni avverse. Le etichette devono anche
    > riportare, quando è possibile, i pericoli specifici provocati dai vari
    > ingredienti o da loro combinazioni. E’ in particolare obbligatorio
    > riportate tali pericoli quando il componente chimico utilizzato è presente
    > nel ”Standard for the Uniform Scheduling of Drugs and Poisons” (SUSDP),
    > elenco di sostanze ritenute dal governo Australiano pericolose per la
    > salute, come ad esempio i parabeni (Australian Government, Department of
    > Health and Ageing).
     
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