ALCUNE PATOLOGIE DEL SISTEMA NERVOSO

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  1. Centro Benessere Kundalini
     
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    Disturbi unipolari, bipolari o depressione nevrotica

    Il disturbo unipolare, bipolare o depressione nevrotica diventa sempre più frequente nella popolazione generale. Sembra infatti che ne sia affetta un'alta percentuale nelle grandi città con alti tassi di inquinamento ambientale, come l'inquinamento luminoso ed acustico e
    sta diventando un disturbo abbastanza serio che merita una certa attenzione.
    Coloro che soffrono di questa patologia poco conosciuta tendono a presentare fasi depressive seguite da fasi maniacali.
    Le fasi depressive sono caratterizzate da un umore particolarmente basso, una marcata e profonda tristezza e dalla sensazione che non ci sia più nulla in grado di dare piacere. Inoltre, durante queste fasi, il sonno può facilmente aumentare o diminuire, così come l’appetito e la perdita di concentrazione . A volte la disperazione ed il senso di vuoto sono così marcati che si può arrivare anche al pensiero del suicidio.

    Le fasi maniacali, in alcuni casi, sono esattamente il contrario delle fasi depressive. Sono caratterizzate, infatti, da un umore particolarmente euforico, dalla sensazione che tutto sia possibile e da un ottimismo eccessivo. Le idee ed i pensieri si accavallano rapidamente nella mente ed a volte diventano così veloci che spesso diventa difficile seguirli. Il comportamento diventa disorganizzato ed inconcludente. L’energia è tanta che spesso chi attraversa queste fasi non sente il bisogno di mangiare o dormire, sarebbe solo tempo perso, ed ha la sensazione di poter fare qualsiasi cosa, a tal punto da commettere azioni impulsive, come spese folli o imprese avventate.
    Generalmente, le fasi depressive tendono a durare maggiormente rispetto a quelle maniacali: di solito, le prime durano da qualche settimana a qualche mese, mentre le seconde un paio di settimane.
    A volte, il passaggio da una fase all’altra è immediato altre, invece, intercorre un periodo di umore normale.

    Nelle nazioni e nelle città in via di sviluppo, su 50 pazienti visitati nei quali i sintomi erano presenti, si è notato uno stato di iperattività, confusione di idee e desiderio di parlare di continuo, stati di euforia, distrazione, diminuzione del sonno. Le motivazioni di questi stati sono legati alla carenza delle strutture sanitarie e all'impreparazione dei medici per questo tipo di patologie all'atto della diagnosi.

    Questi disturbi, spesso, se non diagnosticati nel tempo dovuto, si evolvono in veri stati di ansia e depressione, fino a creare vere e proprie patologie(psicosomatiche) scaricandole poi negli organi più deboli del nostro organismo.
    Gli organi più colpiti sono l'apparato gastrointestinale, l'apparato cardiocircolatorio e il sistema cutaneo.

    Malattie psicosomatiche

    La parola psicosomatica deriva dal greco psiche=anima, soma= corpo, quindi una relazione tra mente e corpo, ossia tra il mondo emozionale ed affettivo(psiche) e il (corpo)soma. Lo scopo è quello di rilevare e comprendere gli effetti negativi che la psiche, produce sul corpo.
    I disturbi psicosomatici si possono considerare patologie vere e proprie che con il tempo creano danni a livello organico.
    Le patologie psicosomatiche coinvolgono il sistema nervoso autonomo (sistema simpatico) e forniscono una risposta vegetativa a situazioni di disagio psichico o di stress. Le emozioni negative, come il risentimento, il rimpianto, la preoccupazione, la rabbia possono mantenere il sistema nervoso autonomo in uno stato di eccitazione e di emergenza continua, a volte per un tempo più lungo di quello che l’organismo è in grado di sopportare. Questo può provocare dei danni agli organi più deboli.
    Disturbi di tipo psicosomatico spesso si manifestano nell’apparato gastrointestinale (gastrite, colite ulcerosa, ulcera peptica), nell’apparato cardiocircolatorio (tachicardia, aritmie, cardiopatia ischemica, ipertensione essenziale), nell’apparato respiratorio (asma bronchiale, sindrome iperventilatoria), nell’apparato urogenitale (dolori mestruali, impotenza, eiaculazione precoce o anorgasmia, enuresi), nel sistema cutaneo (la psoriasi, l'acne, la dermatite atopica, il prurito, l'orticaria, la secchezza della cute e delle mucose, la sudorazione profusa), nel sistema muscoloscheletrico (la cefalea tensiva, i crampi muscolari, il torcicollo, la mialgia, l'artrite, dolori al rachide, la cefalea nucale), nell’alimentazione (bulimia,anoressia, obesità).
    I disturbi psicosomatici sono molto comuni nelle varie forme di depressione e in tutti i disturbi d' ansia, ma esistono dei disturbi psicosomatici veri e propri in assenza di altri sintomi di natura psicologica, che rendono più difficile, per il soggetto e per l'esaminatore , imputare il malessere fisico ad un problema psicologico.

    Questa patologia si può risolvere con un trattamento di psicoterapia unito ad un mirato trattamento farmacologico.

    La psicoterapia è una disciplina molto poco omogenea; esistono varie forme di psicoterapia,
    quella che la ricerca scientifica ha dimostrato essere più efficace e quindi la più utilizzata, è la "cognitivo-comportamentale".
    Si tratta di una serie di sedute, con cadenza soggettiva da valutare con lo psicoterapeuta, in cui il paziente svolge un ruolo attivo nella soluzione del proprio problema. Con la fattiva collaborazione dello psicoterapeuta, unitamente a metodi di rilassamento e autocontrollo quale il training autogeno, ci si concentra sulle modalità di pensiero e di comportamento più funzionali, cercando nel profondo "IO" la causa scatenante dei disturbi d'ansia e/o depressione.
    In ogni caso il trattamento può risultare particolarmente difficoltoso, in quanto i soggetti non sono mai del tutto convinti che la causa dei loro mali sia soltanto di tipo psicologico, oppure l'ammettere di avere un problema .
    Generalmente la psicoterapia è possibile in quei casi in cui la persona si preoccupa incessantemente di avere delle malattie, ma si rende conto, almeno in parte, che le sue preoccupazioni sono eccessive e infondate.
    La terapia farmacologica si basa fondamentalmente sugli ansiolitici e/o antidepressivi dosati dal medico e i cui dosaggi saranno progressivamente diminuiti nel corso del tempo.

    Effetti sugli adolescenti

    I soggetti più a rischio per la tensione nervosa sono gli adolescenti.

    I primi sintomi si avvertono intorno ai 13-15 anni di vita e possono essere causati da problemi familiari, liti con amici a cui ci si era legati sentimentalmente, paura dei compiti o interrogazioni o esami, cambiamento del proprio corpo, indifferenza, videogiochi, cellulari e televisione.

    Sembra una cosa impossibile, invece è proprio così: esistono patologie derivanti dall'uso di video giochi e dei telefonini (anche se in uno degli ultimi rapporti sembrerebbe che non rechino danni) che creano stress da attenzione a causa delle onde elettromagnetiche che emanano. Comunque si può dire con tranquillità che sono figli della tecnologia, utilizzata peraltro molto male e per comodità di tanti genitori e tanti medici non danno tanta attenzione a questa patologia.

    L'utilizzo continuo di queste apparecchiature comporta una tensione generale del muscolo trapezio e, di conseguenza, dei muscoli del braccio e del collo, dei tendini e dei nervi cervicali, della vista e della psiche con conseguenti alterazioni della personalità quali nervosismo(quindi insonnia, scatti di ira, utilizzo della voce alta, parlare nel sonno, perdita di concentrazione), indebolimento della vista per i soggetti miopi dovuto ad una atrofizzazione del cristallino (il cristallino è un organo elastico e trasparente posizionato tra l'iride e l'umor vitreo).

    Un recente studio ha fornito indicazioni chiare del fatto che gli adolescenti sono più inclini ad avere comportamenti aggressivi nel corso della loro vita. In particolare, lo studio ha evidenziato che alcuni giovani, oltre ad essere esposti alle problematiche sopra elencate, sono soggetti ad una mancanza di affetto e all’indifferenza, oppure a subire violenze; questi hanno il doppio delle possibilità, rispetto ai loro coetanei, di commettere delitti gravi nei due anni successivi alla violenza subita. L'indagine mette in evidenza il fatto che i comportamenti violenti possono essere trasmessi da persona a persona nell'ambito di una comunità. La metafora dell'epidemia della violenza e del bullismo di questi anni non sembra poi così fuori luogo come si potrebbe pensare. Secondo i ricercatori, dai dati emerge che l'esposizione alla violenza raddoppia la tendenza a commetterla nel corso dei due anni successivi: questi risultati dimostrano che esiste una relazione forte di causa ed effetto.

    Bioterapeuta Contattologo Fitoterapeuta Iridologo Ottico
    Renato Ventura


    L'INSONNIA


    il sonno oltre ad essere un piacere dell'esistenza è anche un bisogno esattamente quanto mangiare, respirare,bere.

    il sonno permette il recupero di energia sia psichica che fisica , aiuta la crescita nei giovani(durante il sonno viene secreto l'ormone STH) .
    fortifica i tessuti nelle persone anziane, permette l'eliminazione delle scorie metaboliche.
    il bisogno di dormire varia da un'età all'altra, sia come quantità che come qualità: il neonato mediamente dorme circa 16 ore, l'adulto dalle 7 alle 8 ore , l'anziano dalle 3 alle 5 ore.
    esiste anche una differente necessità da individuo ad individuo,poichè tanto è importante la quantità ma altrettanto essenziale la qualità .
    non tutti dormono bene, quanti dopo ore di sonno comunque si alzano stanchi....
    basta un nulla per deteriorare il sonno, e con il passare del'età tende a degradarsi.

    il sonno non è un periodo passivo della nostra esistenza, ma un evento attivo del sistema nervoso centrale .
    tramite l'utilizzo di un elettroencefalografico si è potuto suddividere il sonno in lento o ortodosso (non rem) , e sonno rapido o paradosso (rem).
    durante il sonno non rem il cervello è completamente calmo , e le onde cerebrali sono lente ed ampie. in fase rem è caratterizzato da ritmi più rapidi, corrisponde alla fase dei sogni ed è la parte più importante del sonno.
    le fasi del sonno non rem e rem si alternano circa ogni 90 minuti e si susseguono da quattro a sei volte durante la notte.
    normalmente ci si sveglia dalle dieci alle quindici volte e ci si riaddormenta senza ricordare di esserci svegliati ed è del tutto fisiologico.

    letteralmente l'insonnia significa totale mancanza di sonno, ma anche il sveglairsi durante la notte senza un valido motivo e sintomo di insonnia .

    si possono classificare almeno tre tipi di insonnia:

    1) insonnia iniziale o dell'addormentamento. (ritardo nell'addormentarsi e/o difficoltà)

    2) insonnia intermittente o lacunare. ( ci si sveglia durante il sonno )

    3) insonnia terminale o risveglio precoce. (risveglio spontaneo nelle prime ore del mattino senza più riuscire ad addormentarsi ).

    inoltre si distinguono insonnie primarie e secondarie.

    nella categoria primaria rientrano quelle determinate da una carenza nei centri diencefalo-mesencefalici del sonno o della eccitabilità della corteccia cerebrale.

    nella categoria secondaria rientrano quelle determinate da un anormale apporto sensitivo-sensoriale al talamo.

    un altro tipo di insonnia e quello caratterizzato dai soggetti che dormono durante il giorno e non riescono a prendere sonno durante la notte, questi rientrano nel quadro legato alle malattie nervose o come conseguenza di incidenti trombotici o di origine emorragie cerebrali.
    poi esiste il sonno parziale, cioè una dissociazione tra ilsonno psichico e ilsonno muscolare.

    il sonnabulo rientra in questa categoria, pur dormendo riesce a fare movimenti muscolare come il camminare o parlare nel sonno.

    coloro che soffrono di insonnia di qualsiasi tipologia subiscono danni alla salute, che con il tempo possono creare disturbi sul piano psichico , affettivo, fisico e intellettuale.

    sul piano psichico ed affettivo l'insonnia è responsabile di svariati disturbi nervosi come
    agitazione, instabilità, iperemotivo, ansioso, pauroso, suscettibile, cambiamento rapido di umore.
    sul piano fisico si distinguono disturbi neurovegetativi, come tachicardia, difficoltà digestive, patologie dermatologiche, epatici e circolatori, aggressività, astenia fisica e mentale.

    sul piano intellettuale, i primi disturbi che si riscontrano sono la perdita della memoria, cattiva associazione di idee, distrazione.

    l'insonnia è da considerarsi un sintomo di disagio generalizzato dal soggetto come una malattia vera e propria, come sintomo può precedere l'instaurarsi di patologie, sia somatiche che psichiche.
    anche una carenza di vitamina D oppure B6 favorisce la mancanza dello stimolo del sonno.

    poi esiste l'insonnia articolare, i soggetti colpiti risultano affette da un continuo movimento degli arti inferiori, con conseguenza di un cattivo riposo .questa sindrome spesso si riscontrano in soggetti che presentano anemie sideropeniche.
    L'insonnia colpisce circa il 20% della popolazione italiana e nel 15% dei casi si tratta di insonnia cronica, che dura cioè da più di tre anni. Le cause della patologia sono molte. Il 50% delle insonnie è legato ad ansia e depressione, il 15% a eventi positivi o negativi, il 10% dal non rispetto del ritmo veglia-sonno e un altro 5% dalla sindrome delle gambe senza riposo (incapacità di stare fermi quando ci si tende per dormire). L'insonnia ambientale è provocata da rumori, fonti ottiche, freddo o caldo; quella da altitudine colpisce chi non è abituato a quote elevate (3.000 m ca.); quella da adattamento è tipica di chi soffre d'insonnia a causa di una nuova situazione, per esempio la sistemazione in albergo; quella da costrizione, tipica dell'età pediatrica, è dovuta alla forzatura degli orari di riposo; quella associativa è legata all'assenza di un rituale (la lettura di un libro, una tisana ecc.); quella da allergia alimentare o da assunzione di sostanze (per esempio alcol, cipolla, aglio) può essere facilmente eliminata; quella da jet-lag scompare dopo due-cinque giorni. La causa più comune è comunque da ritenersi lo stress (sia per eventi negativi sia positivi) e comunque l'incapacità di affrontare le situazioni quotidiane in modo sufficientemente distaccato. Altre cause (come la diminuzione dell'ormone della crescita negli uomini) possono avere effetti molto soggettivi. Cause di insonnia occasionale possono essere l'assunzione di caffè e gli sforzi fisici o mentali nelle ore precedenti il sonno. Con una corretta igiene del sonno la latenza di addormentamento non dovrebbe superare i quindici minuti. In genere l'insonnia è curata con psicofarmaci leggeri (per periodi brevi, non superiori al mese, le benzodiazepine a emivita breve o le più recenti imidazopiridine che sembrano indurre un sonno più fisiologico; per impiego a lungo termine, fino a un anno, le pirazolopirimidine) o, per le forme più gravi, con ipnotici a eliminazione lenta, i cui effetti collaterali sono comunque fastidiosi. I farmaci contro l'insonnia generano dipendenza e prima di ricorrere a un sonnifero si dovrebbe esaminare attentamente la causa dell'insonnia e tentare di rimuoverla.

    Bioterapeuta Contattologo Fitoterapeuta Iridologo Ottico
    Renato Ventura


    DEPRESSIONE

    La depressione è considerata uno dei mali più subdoli che affliggono la nostra società. Difficile da diagnosticare con esattezza, difficile da curare. La complessità del problema dipende dal fatto che non si tratta solo di una patologia, ma di una situazione esistenziale in cui s'intrecciano
    - uno stato fisico patologico (componente fisica)
    - uno stato psichico patologico (componente psichica)
    - scelte di vita errate (componente esistenziale)
    - vissuto di situazioni negative (componente reattiva)
    A seconda della miscela delle quattro componenti si genera una forma depressiva. Si può dire che per ogni paziente esiste una forma di depressione
    Questo semplice concetto non è spesso compreso né dal terapeuta né dal paziente; se entrambi tentano di ricondurre a una sola componente una forma depressiva complessa, difficilmente si potrà uscire dalla situazione. È sorprendente come anche agli addetti ai lavori sfugga sovente il vettore depressione, cioè la presenza (o assenza) di quattro componenti nel soggetto depresso. È pertanto fondamentale comprendere come dalla descrizione medica si riesca a formulare una nuova classificazione, moderna e soprattutto concreta.
    Dal punto di vista medico la depressione è uno stato mentale evidenziato da riduzione delle attività psichiche e motorie, incapacità di progettare il futuro, ansia. Può essere reattiva o non reattiva. La depressione reattiva si manifesta in seguito a un evento negativo. Fra quelle non reattive si devono separare le depressioni su base organica (causate da altre malattie come disturbi della tiroide, disturbi neurologici degenerativi ecc.) e quelle iatrogene (causate da farmaci come i cortisonici, i betabloccanti ecc.). Fra le depressioni non reattive prettamente psichiche si possono ricordare quelle ricorrenti (si ripresentano con una certa regolarità e sono collegabili a disturbi biologici del cervello), quelle bipolari (originariamente denominate psicosi maniaco-depressive perché il soggetto alterna periodi di euforia a periodi di depressione), le distimie (depressioni nevrotiche, in cui si ha un costante abbassamento del tono dell'umore senza giungere a gravi compromissioni della vita del soggetto). La depressione può essere curata con farmaci o con la psicoterapia. La scelta deve essere effettuata in base al tipo di depressione che, anziché una malattia, deve essere considerata una classe di patologie. Ai due estremi possiamo trovare la depressione maggiore malinconica (profonda depressione del tono dell'umore, netto rallentamento psichico e motorio, idee di colpa e di rovina, andamento episodico con tipico peggioramento al mattino ecc.), per la quale è fondamentale il ruolo dei farmaci, e la depressione minore ansiosa (depressione del tono dell'umore meno grave, ansia, autocommiserazione e accusa del mondo esterno per le proprie condizioni, decorso più o meno continuo, eventualmente aggravato o alleviato da fattori esterni), per la quale è importante la psicoterapia. Quest'ultima può essere di tipo cognitivo (per correggere gli errori nello schema di pensiero del paziente), a orientamento interpersonale (per migliorare la socialità del soggetto) o a orientamento psicodinamico (per ricostruire eventi o conflitti passati alla base della patologia).
    Gli antidepressivi - Milioni di persone vi ricorrono, ma sono pochissimi quelli che sono guariti da depressioni severe. Basterebbe questa constatazione per far dubitare. Purtroppo la ricerca ha continuato a sfornare negli anno dati che sembravano attestare la validità di farmaci antidepressivi, convenzionali e non (come l'iperico). In realtà in tutte le ricerche la percentuale di successo del farmaco era superiore a quella del placebo, ma inspiegabilmente l'efficacia di quest'ultimo non era nulla. Come dire il 30% guarisce col placebo e il 60% con l'antidepressivo, quindi il 30% delle guarigioni è merito del farmaco. In realtà una ricerca in cui il placebo abbia una qualche efficacia è una ricerca dubbia (nel campione, nelle metodiche, nell'analisi dei risultati o altro). In effetti la tesi di J. Frank (Persuasion and Healing), secondo la quale suscitare speranza aiuta a guarire, spiega non solo l'effetto del placebo in queste ricerche, ma anche il risultato dell'antidepressivo, somministrato a un paziente ignaro, ma da un medico che con le sue attenzioni può "aiutare a guarire", temporaneamente s'intende, ai soli fini della statistica della ricerca. Nel 2002 Irving Kirsch ha pubblicato un lavoro (su Prevention & Treatment, rivista on line della American Psychological Association) in cui esamina gli studi che le case produttrici inviano alla FDA (Food and Drug Administration). Kirsch ha scoperto che:
    a) la differenza fra farmaco e placebo è minima
    b) non esiste una relazione fra quantità di farmaco assunto e il suo effetto prodotto nell'organismo.

    ANZIANI E DEPRESSIONE


    Ostacolando le normali attività quotidiane, il dolore cronico può impedire la cura della depressione nei soggetti più anziani. S. Mavandadi (University of Pennsylvania, Filadelfia) e i suoi colleghi hanno esaminato l'effetto del dolore sulla risposta al trattamento antidepressivo in 524 uomini, di età superiore ai sessant'anni, in cura presso un centro medico. I soggetti sono stati seguiti presso due centri di igiene mentale, allo scopo di verificare l'entità del dolore, il livello di interferenza del dolore rispetto alla capacità dei soggetti di svolgere attività fuori e dentro casa e i sintomi della depressione, all'inizio dello studio e altre tre volte, a distanza di tre mesi, sei mesi e un anno. I risultati hanno mostrato una riduzione nel tempo dei sintomi della depressione, tuttavia hanno anche rivelato che il dolore influisce sull'efficacia delle terapie. Nei pazienti colpiti da dolori che hanno provocato un maggiore impedimento nello svolgimento delle attività quotidiane, si è riscontrato un miglioramento minore dei sintomi depressivi. I risultati della ricerca indicano la necessità di rivedere il trattamento della depressione in questi soggetti; appare evidente che si debba anche intervenire per contrastare il dolore, ma anche altre patologie che possano ostacolare la terapia antidepressiva. Secondo Mavandadi, il dolore può interferire con la capacità del paziente e del medico di gestire la depressione, minando le abilità fisiche e psicologiche del soggetto in cura.
    La depressione e l'ansia

    le categorie più esposte alla depressione sono le donne soprattutto con una prole a carico, e chi svolge lavori di ufficio .

    in italia si stimano circa 3 milioni di soggetti in fase depressiva .
    le cause principali che scatenano questa sindrome nelle donne sono la responsabilità della famiglia, mancanza di un vero rapporto affettivo, problemi socio-culturali, post-partum, ciclo mestruale, gravidanza, stupri, aborto, violenze di vario genere sia fisiche che psicologiche, discriminazione.

    questa sindrome sembrerebbe che ora sia in aumento anche nell' uomo causata spesso da una competitività lavorativa, crisi della mascolinità, bassa autostima, mentre nel mondo adolescenziale un una fase delicatissima come quella della crescita psicofisico si riscontrano casi come bullismo, perdita di identità, scatti di violenza pianti improvvisi senza un valido motivo.

    la causa di questo spesso deriva da un involontario abbandono da parte dei genitori che hanno eccessivi impegni di lavoro; creando così una mancanza affettiva e fisica.
    l'adolescente così cerca conforto nelle amicizie oppure nell'ambito scolastico, ovviamente trovando non pochi problemi affettivi.

    nei soggetti depressi le funzioni vitali (corpo e mente) sono molto rallentate, differentemente dal soggetto ansioso che le funzioni vengono accellerate.
    c'è una differenza tra il soggetto depresso e quello ansioso.
    il depresso si sente distaccato dal mondo che lo circonda, tende a non provare nessun piace ne affetto,tende ad una solitudine, un pensiero fisso al suicidio.
    il depresso è rivolto sempre al passato ricordando esclusivamente solo i ricordi spiacevoli, la paura di affrontare le cose, pessimismo.

    un sintomo che spesso non manca mai nel depresso ansioso è una continua stanchezza, cefalee costanti, disturbi digestivi continui, manie, insonnia ( come insonnia si intende anche svegliarsi in piena notte senza un apparente valido motivo), tachicardia improvvisa, senso di oppressione toracica.

    l'ansia domina il depresso è la patologia centrale della nevrosi, ed è presente nelle depressioni psicotiche.

    in alcuni casi di ansia e depressione nevrotica si sente il bisogno di mangiare esageratamente anche senza aver appetito cadendo in una fase bulimica.
    spesso tutto questo viene accompagnato da preoccupazioni e tensioni nervose, difficoltà di respirazione, fastidio in posti affollati, spazi estremamente aperti, tremori.

    Bioterapeuta Contattologo Fitoterapeuta Iridologo Ottico
    Renato Ventura

    Edited by Centro Benessere Kundalini - 21/2/2009, 09:41
     
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  2. anadi3
     
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    Buongiorno,
    mi chiamo Claudio e, a 50 anni, mi ritrovo a fare i conti con un problema che non avrei mai immaginato di dover affrontare. A letto sono sempre stato particolarmente focoso, in fatto di erezione fino ai 45 anni non ho mai avuto alcun problema (al contrario!). Da un pò di anni a questa parte noto però che faccio sempre più fatica, tanto che prima di un rapporto mia moglie mi deve "aiutare" un pò. Dopo parecchi anni di matrimonio continuo ad amare e desiderare mia moglie ma, oltre all'aiuto iniziale, dopo l'orgasmo ho bisogno di tempi di ripresa sempre più lunghi per raggiungere nuovamente l'erezione ed essere di nuovo in grado di soddisfare il mio amore. Proprio a me doveva capitare? Lei comincia a dubitare della mia fedeltà, del mio appetito nei suoi confronti, mi guarda stranita e io...non so più che fare.
     
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  3. Centro Benessere Kundalini
     
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    Buon giorno Claudio

    dopo una certa età e anche normale, ci sono prodotti naturali che sono di aiuto alla sfera a sessuale, ma come professionista prima di ogni cosa mi sento in dovere di consigliarle un controllo medico specialistico, poi volendo possiamo parlare di riequilibrio organico.

    Cordiali Saluti
    Bioterapeuta
    Ventura Renato
     
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2 replies since 3/1/2009, 19:27   11545 views
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