Vittime dei pesticidi: una sentenza storica condanna Monsanto a pagare

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  1. Centro Benessere Kundalini
     
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    Vittime dei pesticidi: una sentenza storica condanna Monsanto a pagare
    Non solo Ogm, ma anche additivi chimici come diserbanti e insetticidi: per Aiab la condanna di Monsanto punta i riflettori sulla minacce dell’agroindustria, aprendo la strada a modelli di "agricoltura agro-ecologica" sostenibili.

    I PRECEDENTI
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    NUOVI PROGETTI
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    STRATEGIA DI SVILUPPO
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    La nuova bozza della Pac (Politica Agricola Comunitaria) prevede 1,2 miliardi di euro all’anno per interventi di greening e finanziamenti accessibili solo per i coltivatori che praticano agricoltura sostenibile.
    TERRENI A RISCHIO
    Suolo agricolo in pasto all’industria: la lotta del Parco Sud
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    Il modello agroindustriale e agrochimico è fallimentare perché propone una via allo sviluppo che non rispetta né l'ambiente, né il benessere degli animali, né tanto meno quello dei lavoratori. Questo il succo del commento di Aiab in merito alla condanna di Monsanto a risarcire i danni per intossicazione di un agricoltore francese.

    Ma rivediamo brevemente la vicenda con l’aiuto dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica: il 27 aprile 2004 Paul Francis, cerealicoltore di Bernac, aprendo il serbatoio di un nebulizzatore, inala l’erbicida Lasso e immediatamente accusa nausea e svenimenti, più una serie di disturbi di salute, tra cui balbuzie, vertigini, cefalea, disturbi muscolari, che lo hanno costringono a sospendere il lavoro per quasi un anno. Nel maggio del 2005, un anno dopo aver inalato i vapori, le analisi trovano nel corpo di Paul Francis tracce di monoclorobenzene, un solvente presente in quantità nel Lasso. Tre anni dopo, l’agricoltore, divenuto ormai il portavoce delle vittime dei pesticidi, si vede riconoscere i suoi problemi di salute come malattia professionale da parte dell'Agenzia delle assicurazioni sociali per l'agricoltura e decide di avviare un procedimento per risarcimento danni nei confronti Monsanto.

    Durante l'udienza del 12 dicembre 2011, dinanzi al Tribunale Distrettuale della Quarta Divisione Civile di Lione, l'avvocato di Paul Francis, Francesco Lafforgue, accusa Monsanto di fare di tutto pur di lasciare il Lasso sul mercato, e di non informare neanche in etichetta circa l'esatta composizione dell’erbicida, senza premurarsi di mettere in guardia gli utilizzatori rispetto al rischio di inalazione, fenomeno che, per esempio, potrebbe essere ridotto prevedendo per il prodotto l'obbligo di indossare una maschera protettiva.

    Un'accusa più che fondata: la pericolosità di questo erbicida è stata riconosciuta dal 1980 in Canada, anno dal quale la commercializzazione di questo erbicida è vietata in Canada, Inghilterra e Belgio, mentre si è dovuto attendere fino al 2007 perché venisse rimosso dal mercato francese.

    Ecco perché la storica sentenza di condanna viene accolta così favorevolmente da Aiab, che attraverso le parole del presidente nazionale Alessandro Triantafyllidis commenta: «Una sentenza importante, che in Francia è una prima assoluta, e che apre la strada alla richiesta di danni (…).Oltre che dagli OGM, che minacciano la biodiversità delle colture, infatti, i pericoli per la nostra terra e per gli agricoltori stessi arrivano dagli additivi chimici, come diserbanti e insetticidi, prodotti da giganti dell'agrochimica e delle biotecnologie vegetali quali Monsanto».

    «Per tutelare l'ambiente e la salute degli agricoltori – conclude Triantafyllidis – bisogna investire nei modelli di agricoltura agro-ecologica sostenibili, biologico in primis. Solamente il bio, infatti, ha nel suo DNA il bando delle dannose e pericolose sostanze chimiche di sintesi».

    http://gogreen.virgilio.it/news/ambiente-e...santo_5719.html
     
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