In Brasile, gli agricoltori agiscono legalmente contro la Monsanto

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    Fonte: Agence France Press
    Cinque milioni di agricoltori brasiliani hanno deciso di intentare causa al gigante biotech americano Monsanto.
    14 anni fa la soia transgenica era entrata illegalmente nel Paese dall'Argentina e oggi rappresenta l'85% della sua produzione.
    Il suo uso è stato vietato fino all'ultima decade in accordo con l'EMBRAPA.
    Il divieto è ora decaduto.
    Lo scorso anno il Brasile è stato il secondo produttore ed esportatore al mondo di soia, dietro gli Stati Uniti.
    Piccoli e grandi agricoltori accusano la multinazionale chimica di raccogliere il 2% delle loro vendite.
    Dal 2003-2004, la Monsanto ha richiesto ai produttori della soia transgenica di pagare tale percentuale come royalty.
    Gli avvocati che li rappresentano dicono che ciò significa pagare due volte le sementi. Non dovrebbe esistere al mondo una legge che obblighi gli agricoltori a versare nuove quote dopo aver già comprato le sementi.
    Nel frattempo, durante la causa, l'azienda americana continua a ricevere le royality, dopo essersi già appellata a una corte federale che deciderà entro il 2014 sul caso.
    La soia modificata intanto cresce in 17 dei 26 Stati del Paese, la maggior parte nelle regioni del Mato Grosso, Parana e Rio Grande do Sul.
    Gli USA hanno perso la loro posizione dominante nel commercio della soia transgenica e in campo sono entrate nuove potenze come: l'India, l'Argentina e la Cina che la utilizzano non solo come cibo ma come olio vegetale e alimento per gli allevamenti animali.
    Personaggi importanti si schierano al fianco degli agricoltori, il senatore brasiliano Blairo Maggi ricorda a tutti che il mercato delle sementi non è affatto libero nel suo Paese, sono le stesse multinazionali a forzare i produttori agricoli a piantare principalmente quelle varietà che hanno un margine di profitto per le compagnie.
    La senatrice Katia Abreu continua confermando il fatto che il vero problema non è il pagamento delle royalty in se stesso ma piuttosto la mancanza di qualsiasi restrizione contro queste aziende, infatti non solo riescono a determinare l'ammontare economico da raccogliere ma virtualmente anche a dettare quali varietà di sementi debbano essere coltivate.
    Inoltre l'EMBRAPA fa notare che a volte procurarsi le sementi tradizionali è più costoso perché sono ormai difficilmente reperibili, ma che in seguito non necessitano di ulteriori spese ( le royalty), oltre, ovviamente, ad essere più salutari per gli esseri viventi e per l'ambiente.
     
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