mezzi di comunicazione di massa

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  1. Centro Benessere Kundalini
     
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    mezzi di comunicazione di massa


    L’intero studio della comunicazione di massa si basa sulla premessa che questi
    hanno effetti importanti, anche se poi i pareri divergono sulla natura e portata di
    questi presunti effetti. Ogni giorno ci vestiamo in base alle previsioni meteo, facciamo acquisti suggestionati da una pubblicità, andiamo a vedere un film recensito su un giornale, reagiamo alle notizie, ai film, alla musica trasmessa dalla radio, e così via. Esistono molti casi documentati di pubblicità negativa che hanno prodotto cambiamenti significativi nel comportamento dei consumatori.
    La nostra mente è colma di informazioni e impressioni ricavate dai mezzi di
    comunicazione. Viviamo in un mondo saturo di suoni e immagini, dove la
    politica, il governo e l’economia operano dando per scontato che sappiamo ciò che accade nel mondo intorno a noi. Pochi di noi possono ricordare un caso in cui si sono formati un’opinione o hanno ottenuto un’informazione importante senza i media.

    LE QUATTRO FASI NELLA STORIA DELLA RICERCA E DELLE TEORIE
    DEGLI EFFETTI DEI MEDIA

    Si potrebbe dire che l’evoluzione della riflessione sugli effetti sociali dei media abbia avuto una sua “storia naturale”, nel senso che è stata fortemente plasmata dalle circostanze di tempo e di spazio e influenzata da numerosi fattori “ambientali”, quali gli interessi dei governi e dei legislatori, il mutamento tecnologico, gli avvenimenti storici, le attività di gruppo di pressione e della propaganda, le preoccupazioni delle pubblica opinione e anche i reperti e le mode delle scienze sociali.

    media onnipotenti
    Nella prima fase, che va dai primi del Novecento alla fine degli anni Trenta, ai media si attribuiva il potere quasi assoluto di formare la pubblica opinione, di cambiare le abitudini e di modellare il comportamento secondo la volontà di coloro che detenevano il controllo dei mezzi e dei loro contenuti.
    In Europa l’uso dei media da parte degli inserzionisti, della propaganda bellica e delle dittature sembrava confermare ciò che la gente era già portata a credere e cioè che i media potevano essere onnipotenti.
    Sulla base di queste convinzioni ebbe inizio una ricerca sistematica che utilizzava i sondaggi e i metodi sperimentali con il fine di migliorare i media o utilizzarli per fini “sociali” come l’educazione delle masse, la lotta ai pregiudizi o l’informazione del pubblico.
    La verifica della teoria dei media onnipotenti Il passaggio dall’indagine empirica portò a una seconda fase della riflessione sull’effetto dei media. Il suo inizio è ben documentato dalla serie di studi del Payne Fund negli Stati Uniti dei primi anni Trenta. Furono condotti molti studi sulla possibilità di usare il cinema e altri media per pianificare l’informazione e la propaganda sulle campagne elettorali o sulla valutazione dei possibili effetti nocivi dei media riguardo alla delinquenza, al pregiudizio e all’aggressività.
    A mamo a mano che si sviluppavano nuove metodologie la natura della ricerca e i reperti e la teoria proponevano nuove variabili da analizzare. Inizialmente i
    ricercatori distinsero i possibili effetti secondo caratteristiche sociali e psicologiche; in seguito usarono variabili relative all’influenza dei contatti personali e dell’ambiente sociale, e quindi studiarono le motivazioni all’esposizione dei media.
    La diffusa delusione per i risultati di questo tipo di ricerche portò alla convinzione di senso comune che assegnava un ruolo molto più modesto ai media nel provocare effetti intenzionali o involontari.
    Chi era spinto a utilizzare o controllare i media per motivi commerciali o politici
    sentiva di non poter tranquillamente accettare il messaggio di relativa impotenza dei media che veniva dalla ricerca.
    la riscoperta del potere dei media nella terza fase della teoria si continuò a cercare i possibili effetti dei media, ma in base a concezioni aggiornate dei processi sociali e mediali in gioco. All'’nizio la ricerca aveva adottato un modello (mutuato dalla psicologia) in cui si cercavano correlazioni tra il grado di “esposizione” agli stimoli mediali e i cambiamenti ( o le
    variazioni) misurabili di atteggiamento, di opinione, informazione o comportamento.
    La rinascita della ricerca sugli effetti dei media fu segnata da uno spostamento
    dell’attenzione sul cambiamento a lungo termine, sulle cognizioni anziché sugli
    atteggiamenti e le emozioni, sulle variabili intervenienti di contesto, disposizione e motivazione, e sui fenomeni collettivi come l’opinione pubblica, le credenze, le
    ideologie, gli schemi culturali e le forme istituzionali di offerta dei media. Inoltre,
    questa ricerca seppe sfruttare l’interesse crescente per come le organizzazioni mediali elaboravano e modellavano il “contenuto” prima di metterlo a disposizione del pubblico.
    Noelle-Neumann coniò lo slogan di un ritorno all’idea dei media potenti anche
    “grazie” all’esplosione del pensiero politico di sinistra negli anni ’60 individuando
    nei media un potente fattore di legittimazione e controllo nell’interesse dello stato
    capitalistico o burocratico.
    l’influenza negoziata dei media lo studio dei testi mediali, a partire dalla fine degli anni ’70, favorì un nuovo approccio al problema degli effetti dei media che si può etichettare come costruttivismo sociale. Questo approccio si basava sullo sviluppo di una visione dei media come capaci di incidere sulla realtà costruendo significati e offrendo sistematicamente questi costrutti al pubblico, che, con forme diverse di negoziazione, li incorpora nelle strutture personali di significato spesso modellate da precedenti identificazioni collettive.
    La nuova posizione conserva alcuni punti di contatto con la vecchia teoria dei media onnipotenti, tra cui, la teoria dell’ideologia e falsa coscienza, la teoria della
    coltivazione di Gerbner e le ipotesi avanzate da Noelle-Neumann nella sua teoria
    della “spirale del silenzio”.
    Il paradigma degli effetti che ne emerge ha due punti di forza: innanzitutto, che i
    media costruiscono forme sociali e la storia stessa strutturando le immagini della realtà secondo un modello prevedibile; che i membri del pubblico costruiscono una loro visione della realtà sociale e della loro collocazione in essa, in interazione con le costruzioni simboliche offerte dai media.
    L’approccio considera sia il potere dei media sia quello della gente di scegliere, per così dire, un terreno di continua negoziazione.
    Ormai sono moltissimi gli studi che adottano questa prospettiva, con l’attenzione
    rivolta a a come i media interagiscono con importanti movimenti attivi nella società.
    La von Zoonen spiegò così il suo punto vi vista circa il “costruttivismo sociale” dopo aver effettuato una ricerca sul movimento femminista nei Paesi Bassi: “i media non si limitano a trasmettere i messaggi e le attività del movimento (femminista), ma lo fanno in modo selettivo; non è tanto la trasmissione di una idea ma una “particolare costruzione delle idee e attività del movimento”, influenzata da innumerevoli negoziazioni e conflitti all’interno delle redazioni. L’immagine mentale del movimento è il risultato di una complessa interazione tra movimento e media che porta ad una certa identità e definizione pubblica.

    LIVELLI E TIPI DI EFFETTI

    Gli effetti dei media sono semplicemente le conseguenze dell’attività, intenzionale o meno, dei mezzi di comunicazione di massa.
    L’espressione “il potere dei media”, riguarda la loro efficienza nel raggiungere
    un certo obiettivo e implica in ogni caso intenzionalità ad obiettivo prestabilito.
    In genere, si distingue tra effetti cognitivi (che investono il sapere e le opinioni),
    effetti sugli atteggiamenti e sui sentimenti ed effetti sul comportamento.
    Esistono, però, altri modi di distinguere fra tipi di effetti dei media.
    Klapper distingueva tra conversione, piccolo cambiamento e rinforzo, cioè
    cambiamento di opinione secondo gli intendimenti del comunicatore; cambiamento di forma o intensità di cognizioni, opinioni o comportamenti; conferma da parte del ricevente di un’opinione, convinzione o comportamento preesistenti.
    I media possono:
    • causare un cambiamento voluto (conversione);
    • causare un cambiamento involontario;
    • causare un piccolo cambiamento;
    • agevolare il cambiamento (intenzionale o meno);
    • rinforzare l’esistente ( nessun cambiamento);
    • impedire il cambiamento.

    Ognuno di questi cambiamenti può avere effetti a livello individuale, collettivo,
    istituzionale o culturale.
    I tipi di effetto si spiegano da sé, mentre agevolare il cambiamento significa il ruolo di mediazione dei media nella costruzione dei significati e dei processi più generali di cambiamento della società, in sintonia con il paradigma più recente dell’effetto dei media (quarta fase). I due tipi che comportano l’assenza di ogni effetto implicano differenti concezioni dei processi mediali. Nel caso di un individuo, il rinforzo è una probabile conseguenza dell’attenzione selettiva e persistente da parte del ricevente a contenuti che siano congruenti con le opinioni preesistenti.
    Impedire il cambiamento, invece, significa l’offerta intenzionale di contenuti
    unilaterali o ideologici per spingere un pubblico al conformismo. Spesso indica
    semplicemente la ripetizione di opinioni accettate da tutti e l’assenza di ogni
    contraddittorio. L’effetto “nullo” dei media, di cui abbiamo non poca evidenza
    empirica, richiede di essere discusso per le sue conseguenze a lungo termine. In
    realtà, si tratta di un’espressione abbastanza fuorviante perché qualsiasi cosa che alteri l’eventualità di una diffusione di opinioni o di credenze è un intervento nel processo sociale e, quindi, un effetto.
    Ecco spiegati i vari effetti:
    Propaganda: è il tentativo deliberato e sistematico di manipolare la percezione, il pensiero e il comportamento per ottenere una risposta in accordo con gli obiettivi del propagandista.
    Risposta individuale: il processo attraverso cui gli individui cambiano, o resistono, quando si espongono a messaggi tesi a influenzare l’atteggiamento, le conoscenze o il comportamento.
    Campagna di comunicazione: la situazione in cui diversi media vengono utilizzati in modo organico per convincere o informare una data popolazione.
    Esempi sono la politica, la pubblicità commerciale, la raccolta di fondi e
    l’informazione pubblica in tema di salute e sicurezza.
    Acquisizione di informazione: l’effetto cognitivo a breve termine dell’esposizione alle notizie veicolate dai media, misurato dai test di ricordo, riconoscimento e comprensione.
    Agenda setting: il processo attraverso cui l’attenzione prestata ai temi o alle questioni presentati dalla copertura informativa influenza l’ordine della consapevolezza pubblica delle tematiche e la loro attribuzione di importanza.
    Framing: si riferisce all’influenza sul pubblico da aprte delle prospettive e delle cornici interpretative entro cui vengono contestualizzati le notizie e i resoconti degli eventi.
    Reazione individuale: le conseguenze impreviste dell’esposizione individuale a uno stimolo mediale. Tale reazione prende solitamente forma di imitazione e apprendimento, specialmente di atti aggressivi o devianti, ma anche di idee e comportamenti “buoni”.
    Reazione collettiva: gli effettui individuali menzionati prima coinvolgono più persone contemporaneamente in una situazione comune, che sfocia in un’azione collettiva, in genere di tipo non regolato e non istituzionale. Paura, ansia e collera sono le reazioni più forti, che possono generare panico o disordine sociale.
    Promozione dello sviluppo: la diffusione pianificata di innovazioni per favorire lo sviluppo a lungo termine (come nei paesi del terzo mondo), utilizzando campagne e altre tecniche di persuasione, specialmente la rete interpersonale e la struttura di autorità della comunità o della società.
    Diffusione dell’informazione: la diffusione della conoscenza di particolari eventi- notizia in una data popolazione nel corso del tempo, con particolare riferimento al grado di penetrazione e ai mezzi con cui si ricevono le informazionim (fonti personali/mediali).
    Distribuzione del sapere: gli effetti delle notizie e delle informazioni sulla distribuzione del sapere tra i gruppi sociali.
    Socializzazione: il contributo informale dei media all’apprendimento e adozione di norme, valori e aspettative di comportamento in particolari ruoli e situazioni sociali.
    Controllo sociale: riguarda le tendenze sistematiche a far rispettare un ordine stabilito o un modello di comportamento.
    • Impatto sugli eventi: riguarda il peso dei media nello sviluppo dei grandi
    avvenimenti “critici” quali rivoluzioni, le grandi crisi politiche nazionali, la
    guerra, la pace.
    Definizione della realtà e costruzione del significato: un processo simile al controllo sociale, ma che se ne distingue perché riguarda, più che i comportamenti, le strutture cognitive, e i frames interpretativi e perché richiede
    una partecipazione più o meno attiva dei riceventi nella costruzione dei propri
    significati.
    Cambiamento istituzionale: l’adattamento delle istituzioni agli sviluppi dei media, specialmente quelli che influenzano le loro funzioni comunicative.
    Mutamento culturale: i cambiamenti di valori, comportamenti e forme simboliche tipiche di un dato segmento della società, di un’intera società o di diverse società.
    Effetti sull’integrazione sociale: l’integrazione può essere osservata a vari livelli, come la comunità locale o la nazione, che corrispondono anche alle aree di distribuzione dei media.

    LA TELEDIPENDENZA
    La Dott.ssa Monica Monaco ci mostra il problema della teledipendenza.
    “La diffusione della televisione tra gli strumenti di comunicazione di massa ha
    gradualmente trasformato le abitudini quotidiane di molte persone. la televisione e' entrata nelle case come un bene di lusso, in possesso di pochifino ad arrivare ad bene di largo consumo e alla portata di tutti occupando inizialmente il tempo libero.
    L'utilizzo di questo mass media si è guadagnato un posto di primo piano tra le attività quotidiane più diffuse, uno spazio che qualche volta finisce per trasformarne l'uso in abuso da parte di chi ne usufruisce per intere giornate( spesso le casalinghe) , lasciando poco spazio ad un atteggiamento critico di fronte ai contenuti ricevuti.
    Alle radici della teledipendenza la Tv, sempre più spesso, è additata come responsabile di numerose conseguenze negative sul pubblico e dell'origine di numerosi mali che affliggono la nostra attuale società. Ciò tuttavia non può far dimenticare i suoi meriti e le sue capacità informative e, indubbiamente, non si può attribuire ad essa tutta la responsabilità della crescita, negli ultimi anni, del fenomeno della teledipendenza.
    Come ogni strumento di comunicazione, anche la televisione può essere utilizzata
    bene o male e può diventare oggetto da cui dipendere quando si ricercano
    soddisfazioni ai propri bisogni e quando, in una società come quella attuale, si assiste a numerose crisi delle istituzioni che hanno finito per delegare a questo mezzo di comunicazione compiti che non dovrebbe svolgere e per i quali la televisione non è stata progettata adeguatamente.
    La teledipendenza, come molte altre moderne forme di dipendenza, rappresenta
    infatti il prodotto dell'incontro tra alcuni moderni fattori psico-sociali e determinati
    fattori comportamentali; i primi predispongono un terreno fertile su cui si possono sviluppare comportamenti errati che possono degenerare in diverse forme di dipendenza che, qualche volta, si ritrovano co-presenti nella stessa persona.
    Quando sono presenti moderne dipendenze come quella dal mezzo televisivo, infatti, si possono ritrovare anche altre forme di cosiddette "dipendenze senza sostanze" che spesso si associano ad essa, come la dipendenza da Internet o la dipendenza dagli acquisti, magari di prodotti pubblicizzati attraverso la stessa Tv (Alonso-Fernandez
    F., 1999).Tra i secondi assumono grande rilevanza nello sviluppo della
    teledipendenza due atteggiamenti comportamentali: il Teleabuso e la Telefissazione.

    Il Teleabuso
    Si intende fare riferimento ad una contemplazione quantitativamente eccessiva della televisione, che viene esercitata in modo regolare, sistematico e quotidiano. A questo proposito occorre sottolineare quanto l'ingresso tra le abitudini quotidiane di tutti dell'uso della televisione abbia reso difficile tracciare la linea di confine tra utilizzo normale della televisione e suo abuso, che può predisporre alla teledipendenza.

    La Telefissazione
    E' un'altra fonte comportamentale di propensione alla teledipendenza e coincide
    generalmente con una tendenza alla contemplazione anomala della televisione, in stanze semibuie, con un atteggiamento silenzioso e immobile, da soli o ignorando le persone presenti.
    Il comportamento descritto è estremamente determinante nell'etiologia della
    teledipendenza, in quanto comporta una propensione a lasciarsi catturare
    completamente dal messaggio televisivo, che può diventa facilmente "ipnotico".
    Il potere conferito allo strumento di comunicazione televisivo, attraverso questo
    "atteggiamento passivo di fissazione", raddoppia le potenzialità naturalmente
    ipnotiche della televisione, che possiede l'intrinseca capacità di saturare tutti i nostri canali sensoriali, creando una situazione di sovraccarico che è un'ottima base per ottenere facilmente una, più o meno lieve, alterazione dello stato di coscienza
    (Gamberoni G., 2002).
    Quest'ultima non deve essere considerata né una violenza televisiva, né uno stato negativo, ma può diventarlo se abitualmente diviene una condizione psicologica che media i messaggi televisivi che, in questo stato, non vengono controllati e selezionati attivamente.
    Il linguaggio televisivo comprende infatti immagini, suoni e sensazioni che possono impegnare tutti i nostri sensi e, soprattutto in soggetti predisposti e in condizioni ambientali adeguate come la penombra e il silenzio che inducono naturalmente uno stato crepuscolare, possono attivare una "confusione sensoriale" che attiva la parte emotiva del nostro cervello (l'emisfero destro), lasciando meno spazio alle aree del pensiero razionale.
    Per le stesse ragioni esposte, un comportamento altrettanto errato è quello della
    "Fissazione Anomala", ossia quello costituito dall'abitudine di guardare la
    televisione mentre si svolgono altre attività intellettuali, non tanto perché si possono limitare queste ultime, bensì per il rischio di mantenere troppo impegnato l'emisfero cerebrale sinistro, deputato alla logica e alla critica e molto utile nel filtrare i messaggi ricevuti dalla TV.
    Le differenze individuali nella suggestionabilità televisiva, la frequente presenza di televisione anche nei locali pubblici frequentati ed il suo utilizzo quotidiano per
    diverse ore, rendono sempre molto difficile comprendere quando si stia abusando della tv e quando si sia soggetti inconsapevolmente alla telefissazione.
    La difficoltà maggiore nell'individuare i comportamenti di vera e propria
    teledipendenza sta poi nella iniziale tendenza a negare il problema da parte di chi vi è soggetto in prima persona.
    Riconoscere la dipendenza televisiva esistono degli indicatori qualitativi e quantitativi importanti per comprendere se il consumo del mezzo di comunicazione televisivo è eccessivo, di cattiva qualità e se, rispondendo ad alcuni bisogni psicologici, rischia di sfociare persino in una vera e
    propria dipendenza.
    L'abuso e la Telefissazione, infatti, non coincidono direttamente con la
    Teledipendenza, che si manifesta con una serie di comportamenti simili ad una vera e propria dipendenza da una sostanza e con la presenza persino di crisi di astinenza in assenza del suo consumo.
    Principali segni di teledipendenza:
    Abuso televisivo, con contemplazione della TV superiore alle 2-3 ore quotidiane
    Telefissazione o Fissazione Anomala;
    Euforia o esaltazione nella contemplazione delle immagini televisive dei programmi
    preferiti;
    Riduzione delle attività di svago alternative alla visione televisiva;
    Rarefazione dei rapporti sociali, con apatia di fronte ad inviti allettanti e sostituzione
    della comunicazione con i presenti con consumo di programmi televisivi, sui quali
    non si tollera l'interferenza e il commento;
    Appiattimento delle capacità critiche e passività mentale di fronte ai contenuti
    mediati dalla tv;
    Confusione tra realtà e descrizione televisiva della realtà, con accettazione di quanto
    detto in televisione come realtà assoluta e superiore alle altre (ricorrenti affermazioni
    di certezze, durante le conversazioni, testimoniate da frasi come "l'hanno detto in
    televisione!");
    Crisi di astinenza con nervosismo, irritabilità e agitazione ansiosa, nel momento in
    cui il soggetto non ha disponibile una televisione o tenta di resistere all'impulso di
    accenderla;
    Desiderio di acquistare prodotti pubblicizzati attraverso il mezzo televisivo;
    Preoccupazione abnorme e ricorrente associata a notizie apprese in televisione.
    La teledipendenza non è un fenomeno tutto-o-nulla, che o è presente o non lo è.
    Spesso esistono manifestazioni intermedie, legate alle caratteristiche di personalità di un individuo, in cui l'astinenza si manifesta in modo più contenuto e più come
    sofferenza interiore. In altri casi il problema può comportare comportamenti eclatanti e irrazionali come l'affitto di un televisore o la richiesta di un "prestito televisivo" ad un amico, nei casi di guasto al proprio apparecchio televisivo, o anche il consumo contemporaneo di più programmi con diversi apparecchi televisivi.
    Inoltre, non tutti i teledipendenti sono uguali perché, sebbene i fattori comportamentali che predispongono alla teledipendenza siano sempre presenti,
    esistono delle differenze individuali legate ai motivi psico-sociali che hanno
    alimentato questo tipo di comportamento, intrecciandosi alla storia individuale della
    persona che ne è vittima.
    Infatti, mentre alcune persone non tollerano alcun tipo di interferenza nel corso di
    programmi televisivi che rappresentano fonte di modelli da apprendere o strumenti
    per soddisfare virtualmente i propri bisogni frustrati, altri utilizzano la teledipendenza
    per vincere la solitudine e sono meno interessati ai contenuti veri e propri, ponendo
    maggiore attenzione alla compagnia virtuale nella quale consentono con piacere le
    interferenze di amici reali.
    I comportamenti descritti come sintomi della dipendenza televisiva lasciano
    chiaramente intendere come siano naturalmente predisposte alla teledipendenza le
    persone che hanno una storia personale connotata da una rete sociale reale ridotta o di cui fruiscono poco.
    Questo spiega perché le "categorie maggiormente a rischio" siano gli anziani, le
    persone con insicurezze relazionali o che per particolari ragioni (stanchezza
    lavorativa, esigenze emotive o personali di stare soli per un periodo…) riducono
    i contatti relazionali con il mondo esterno.
    Inoltre, esistono due rischi importanti che la teledipendenza, come l'abuso televisivo,
    porta con sé: la predisposizione ad altre moderne dipendenze nei confronti delle quali la televisione può svolgere un'azione induttiva (es. dagli acquisti o dal sesso) e la vulnerabilità alle notizie catastrofiche, con conseguente propensione a lasciarsi
    coinvolgere nelle psicosi collettive, come la paura del contagio di alcune malattie o il
    terrore di guerre e catastrofi imminenti (Ricciardi M., 2003).”
    Il primo sintomo della sindrome della "teledipendenza" è la rarefazione dei rapporti
    personali. Mentre un tempo la gente era solita incontrarsi di sera o durante il giorno,
    oggi ciò accade sempre meno frequentemente. Si preferisce guardare la TV che non
    invitare un amico a casa: non servono sforzi per accoglierlo degnamente, non occorre partecipare attivamente a discussioni. Lo stesso discorso vale anche nell’ambito familiare: a cena, invece di discutere sulla giornata passata o sui problemi della famiglia, si preferisce stare muti guardando un film…
    Altro sintomo, non meno importante, è la manipolazione delle coscienze.
    Conseguentemente alla costante presenza della televisione nella vita di un persona, la morale di quest’ultima viene dettata ed influenzata dai messaggi televisivi in maniera molto efficace: una mamma si sente in colpa per aver preferito un formaggino meno costoso invece di quello pubblicizzato in TV, che secondo gli spot è il migliore; un uomo crede, anche se inconsciamente, che, utilizzando il dopobarba reclamizzato in televisione, sarà più virile ed avrà più successo nella vita; un ragazzo, vedendo in televisione che ogni persona "con carattere" fuma, anche se è perfettamente conscio degli effetti nocivi sulla salute che hanno le sigarette, inizia a fumare egli stesso, pur di non apparire di fronte ai suoi coetanei come un inferiore. Sono solo alcuni semplici esempi dell’incredibile efficacia che la televisione può avere nel manipolare il nostro subconscio – inconscio. A questo concetto può essere legato anche quello di televisione come mezzo incentivante al conformismo. Se tutti noi vediamo le stesse cose e con lo stesso punto di vista siamo disposti ad allineare il nostro pensiero su un fronte comune. Le idee personali ed originali non sono più accettate come prima, perché troppo distanti dal pensiero della massa. Chi non si veste allo stesso modo dei suoi simili, non parla il loro linguaggio e non fa le stesse cose, è purtroppo visto come un diverso da escludere dal gruppo.
    Grazie alla possibilità di far ciò che si vuole far vedere e dire ciò che si vuole dire, la
    TV riesce anche a deformare la realtà. I telegiornali, i film ed i documentari
    espongono solo la parte che interessa rispetto al globale, e quindi allo spettatore
    passivo viene mostrata solo un faccia della realtà. In questo modo il messaggio che si vuole lanciare sarà molto più efficace di uno che si disperde a descrivere la totalità di un fatto.
    Tutte queste caratteristiche senz’altro negative vengono accomunate dal concetto di
    "teledipendenza". La media delle ore trascorse guardando televisione varia dalle 3
    alle 6 ore, a seconda della fascia di età e dal livello culturale. Molti soggetti sentono
    una fastidiosa sensazione di "vuoto", di non realizzazione quando vengono privati del televisore. A volte si è disposti a vedere anche le cose più banali, pur di non
    ammettere che la TV, a volte, è meglio spegnerla.
    Naturalmente non si può solamente screditare in mezzo cosi importante come la
    televisione elencandone solo le caratteristiche negative. Dobbiamo ricordare che è
    grazie alla TV che negli anni 50 – 60 l’Italiano si è potuto diffondere in tutta la
    nazione. Prima di questa data, infatti, era solo, come disse Mettenich, "un’espressione geografica": non era presente una lingua parlata da tutti, non esisteva una forte identità nazionale, a differenza degli altri paesi europei. Tutto ciò si è potuto ottenere in gran parte per merito della televisione.
    Oggi poi non si potrebbe immaginare un villaggio globale senza televisione, che
    diffonde notizie ed informazioni in tempo reale.
    Ecco quindi che, come tutti gli strumenti, anche la TV ha lati positivi e negativi.
    Sarebbe difficile eliminare i difetti andando ad agire direttamente sul mezzo
    televisivo, che, per la sua conformazione, più di una certa misura non può essere
    cambiato. Bisognerebbe invece agire sulla società in generale, cercando di modificare la cultura dell’immagine a tutti i costi e convincere la gente ad avere un visione globale e non unidirezionale di ciò che la circonda.
    Verso la tele-indipendenza: prevenzione, limitazione e cura della teledipendenza
    A questo punto si possono tracciare alcune regole che possono aiutare a stabilire un
    rapporto equilibrato nella fruizione della televisione, al fine di prevenire o ridurre la
    teledipendenza, soprattutto se si ritiene di rientrare nelle "categorie a rischio", anche
    temporaneamente.
    Le stesse regole sono utili per migliorare il consumo televisivo nell'infanzia, affinché
    la tv non diventi quello che è stato più volte chiamato provocatoriamente "il terzo
    genitore", nonché per limitare gli effetti negativi che si associano all'abuso televisivo,
    tra i quali i più noti sono la passività mentale, il pensiero sintetico, l'obesità, la
    propensione ad imitare modelli inadeguati e le fobie di eventi catastrofici (D'Amato
    M., 1997).
    Regole per prevenire o ridurre gli effetti della teledipendenza:
    Limitare la dose massima di esposizione giornaliera televisiva a due-tre ore. Nei
    bambini è importante la mediazione degli adulti nella codifica dei messaggi televisivi
    Evitare ogni forma di Telefissazione o di Fissazione Anomala della tv, guardando la
    televisione con una idonea postura e luminosità, senza svolgere contemporaneamente lavori intellettuali avere altri hobbies alternativi e lasciare spazio ad attività creative e attive nel corso della settimana Mantenere attivi i contatti sociali Confrontare le notizie televisive con quelle provenienti da altre fonti, mantenendo un atteggiamento logico e una visione globale dei fenomeni
    Quanto detto fino a questo momento consente di comprendere come la
    teledipendenza possa rappresentare un fenomeno temporaneo o semplicemente il
    risultato di abitudini sbagliate e di modalità compensatorie con cui si affrontano
    alcuni bisogni personali.
    In alcuni casi è possibile regolare le proprie abitudini autonomamente per far
    scomparire il fenomeno nel giro di poco tempo, lasciando spazio anche ad altre
    attività più creative.
    In altri casi, soprattutto quando questa dipendenza si associa ad altre, diventa
    necessario un trattamento specifico che può richiedere anche un cambiamento globale delle proprie abitudini di vita.

    L’INTERNET DIPENDENZA
    La dipendenza da Internet o Internet dipendenza, meglio conosciuta nella letteratura
    psichiatrica con il nome originale inglese di Internet addiction disorder (IAD), è un
    disturbo compulsivo.
    La dipendenza da Internet o Internet addiction è in realtà un termine piuttosto vasto
    che copre un'ampia varietà di comportamenti e problemi di controllo degli impulsi.
    Secondo il Center for Online Addiction statunitense sono stati infatti riconosciuti 5
    tipi specifici di dipendenza da Internet:
    1. Dipendenza cibersessuale (o dal sesso virtuale): gli individui che ne soffrono
    sono di solito dediti allo scaricamento, all'utilizzo e al commercio di materiale
    pornografico online, o sono coinvolti in chat-room per soli adulti.
    2. Dipendenza ciber-relazionale (o dalle relazioni virtuali): gli individui che
    ne sono affetti diventano troppo coinvolti in relazioni online o possono intraprendere
    un adulterio virtuale. Gli amici online diventano rapidamente più importanti per
    l'individuo, spesso a scapito dei rapporti nella realtà con la famiglia e gli amici. In
    molti casi questo conduce all'instabilità coniugale o della famiglia.
    3. Net Gaming: la dipendenza dai giochi in rete comprende una vasta categoria
    di comportamenti, compreso il gioco d'azzardo, i videogame, lo shopping e il
    commercio online ossessivo. In particolare, gli individui utilizzeranno i casinò
    virtuali, i giochi interattivi, i siti delle case d'asta o le scommesse su Internet, soltanto
    per perdere importi eccessivi di denaro, arrivando perfino ad interrompere altri doveri
    relativi all'impiego o rapporti significativi.
    4. Sovraccarico da informazioni: la ricchezza dei dati disponibili sul World
    Wide Web ha creato un nuovo tipo di comportamento compulsivo per quanto
    riguarda la navigazione e l'utilizzo dei database sul Web. Gli individui spenderanno
    sempre maggiori quantità di tempo nella ricerca e nell'organizzazione di dati dal
    Web. A questo comportamento sono tipicamente associate le tendenze compulsiveossessive
    ed una riduzione del rendimento lavorativo.
    5. Dipendenza dal computer: negli anni '80 giochi quali il Solitario e il campo
    minato furono programmati nei calcolatori ed i ricercatori scoprirono che il gioco
    ossessivo sul computer era diventato un problema nelle strutture organizzate, dato
    che gli impiegati spendevano la maggior parte del giorno a giocare piuttosto che a
    lavorare. Questi giochi non sono interattivi né giocati in rete.
    Come ha affermato la dott.ssa Kimberly Young in un'intervista: Le relazioni virtuali
    differiscono dalle relazioni della vita reale: l'anonimato, la rimozione delle barriere
    geografiche, il miscuglio culturale sono le differenze più importanti che sono state
    notate.
    In più del 70% dei casi la IAD può essere indotta da alcuni tipi di disturbi psichici
    preesistenti. I fattori di rischio includono una storia di dipendenza multipla,
    condizioni psicopatologiche come depressione, disturbo ossessivo compulsivo,
    disturbo bibolare, compulsione sessuale, gioco d'azzardo patologico, o fattori
    situazionali, come burnout da lavoro, contrasto coniugale o abuso infantile.
    Nel 2004 l'Esercito finlandese ha rivelato che permette ad alcuni coscritti di posporre
    per tre anni lo svolgimento del servizio militare a causa della loro dipendenza dai
    giochi per computer e da Internet.
    La psicologa, Dott.ssa Anna Fata di Monza, spiega le fasi che conducono alla vera e
    propria patologia, con le relative caratteristiche:
    1. Fase Tossicofilica: caratterizzata dall'incremento delle ore di collegamento, con
    conseguente perdita di ore di sonno, da controlli ripetuti di e-mail, siti preferiti,
    elevata frequenza di chat e gruppi di discussione, idee e fantasie ricorrenti su Internet,
    quando si è off line, accompagnati da malessere generale;
    2. Fase Tossicomanica: con collegamenti estremamente prolungati, al punto da
    compromettere la propria vita socio-affettiva, relazionale e lavorativa o di studio.
    I soggetti maggiormente a rischio hanno un'età compresa tra 15 e 40 anni, con un
    elevato livello di conoscenza degli strumenti informatici, isolati per ragioni lavorative
    (es. turni notturni) o geografiche, con problemi psicologici, psichiatrici o familiari
    preesistenti.
    Il tipo di personalità predisposto a sviluppare tale disturbo è caratterizzato da tratti
    ossessivo-compulsivi, inibito socialmente, tendente al ritiro, per il quale la Rete
    rappresenta un modo per fuggire dalla realtà.
    L'abuso di Internet sarebbe determinato da un senso di vuoto, da un vissuto di
    solitudine e dalla difficoltà di investire la realtà off line. In alcuni casi estremi, la
    partecipazione alla realtà on line è finalizzata alla negazione di quella concreta,
    quotidiana, avvertita come minacciosa.
    Questa dinamica, in un certo senso, è simile a quella che si verifica nel caso della
    dipendenza da sostanze.
    La realtà on line offre il vantaggio di fornire gratificazioni immediate, per la sua
    disponibilità pressoché continua.
    Inoltre, l'universo virtuale rappresenta una fonte di attrazione per coloro che sono
    predisposti allo sviluppo anche di altre forme di dipendenza comportamentali o da
    sostanze.
    Infine, è stata rilevata di frequente anche tra i cosiddetti 'sensation seekers', cioè
    coloro che ricercano continuamente nuovi stimoli, per raggiungere un livello ottimale
    di attivazione.
    Si è visto che i più predisposti a sviluppare una dipendenza da Internet, spesso, hanno difficoltà relazionali. Questo è facilmente intuibile, osservando quanto avviene, ad esempio, nelle chat rooms. In esse assistiamo a relazioni estremamente mentalizzate:
    una buona parte di esse si costruiscono nella mente di chi le vive. Sono molto forti le
    tendenze ad idealizzare l'interlocutore, a creare un personaggio ideale, in cui le parti
    "mancanti", quelle che non conosciamo, vengono colmate dall'immaginazione
    personale. La relazione stessa risente di questa forte tendenza alla
    fantasmatizzazione.
    La comunicazione nelle chat è dominata dalla sensazione, spesso illusoria, di essere capiti e di capire, di condividere le emozioni proprie ed altrui. L'illusorietà, molto spesso, si rende evidente nel momento in cui si decide di abbandonare l'ambiente virtuale per quello reale. Spesso quello che accade e che si tende a comprendere solo a posteriori è che la comunicazione, fino a quel momento, è stata interiorizzata e rivolta prevalentemente a se stessi.
    La modalità di conoscenza on line sembra fornire anche la falsa impressione di poter conoscere in brevissimo tempo una persona. Tale modalità sembra essere in grado di annullare la quantità di tempo necessaria per la conoscenza reciproca, l'incertezza e le piccole frustrazioni che si incontrano progressivamente in tale processo. Eppure, si tratta di una convinzione errata: non a caso, una parte delle relazioni instaurate on-line non riescono a superare la prova della realtà.
    Terapie
    Le terapie ritenute più efficaci per curare la Internet dipendenza sono sostanzialmente
    le stesse impiegate per gli altri tipi di dipendenza: tra esse la terapia cognitivo
    comportamentale, il tradizionale gruppo di supporto "dei 12 passi" e la terapia
    coniugale o familiare, a seconda dei casi.
    Negli Stati Uniti viene utilizzata anche la psicoterapia online, o per meglio dire il
    Counseling online. Tale pratica però è attualmente vietata in Italia agli psicologi, per
    disposizione del loro Ordine professionale, in attesa di una regolamentazione
    normativa.
    Un sondaggio per la internet dipendenza
    David Greenfield ha condotto il più grande sondaggio mai fatto on-line. Argomento:
    la Internet-dipendenza. E ha scoperto che una percentuale preoccupante di navigatori che passa intere giornate al computer è "drogata" dal Web. Un'ossessione che può influenzare negativamente vita, lavoro e le persone vicine. In Rete infatti si cerca intimità, si mente, si flirta e si va anche oltre. Il problema numero uno? L'infedeltà.
    Quando qualcuno ti dice "ma non è che stai troppo su Internet?" alziamo sempre le
    spalle: "Ma no, sono abituato...". Ma come tutte le abitudini (anche per necessità di
    lavoro) l'insidia è dietro l'angolo: dove finisce la normalità e dove inizia l'ossessione?
    David Greenfield, psicologo di West Hartford nel Connecticut (Usa), ha messo in rete l'anno scorso un questionario di 36 domande sul sito dell'Abcnews per vedere quanto (e soprattutto come) la gente spende il suo tempo chattando, controllando le e-mail e navigando su Internet. Risultato? Allarme rosso. Perché una buona fetta di navigatori diventa schiava del monitor, trasformando semplici chiacchierate via chat e mini-flirt virtuali in una assoluta necessità vitale. Insomma una droga che può alterare e influenza vita e relazioni sociali. Come la tv, ma con una differenza: che su Internet la mancanza di limiti può diventare una spirale senza uscita.
    Manco a dirlo molti dei pazienti di Greenfield sono persone che presentano disordini
    psichici per eccessivo o errato uso del computer e della Rete. Ma non bisogna pensare che si tratti di pochi elementi fragili e psicolabili. Hanno risposto in 18 mila, e in appena due settimane: si tratta del più grande sondaggio comportamentale mai fatto su Internet. E ne è uscito un bel 6 per cento di utenti Internet nella categoria
    "intossicati" e un 10 per cento sotto la voce "abuso": cioè l'uso eccessivo della Rete li influenza ma non provoca gravi modifiche sociali. Il sistema usato è lo stesso
    previsto per studiare i giocatori d'azzardo patologici. Domande tipo: l'uso di Internet
    ha portato cambiamenti negativi nella tua vita, ha alterato il tuo umore, ti ha portato a mancare alle tue responsabilità, ti ha causato problemi di soldi o lavoro o con la
    famiglia?
    Prima scoperta: parte di questi "internet-dipendenti" hanno problemi psicologici più o
    meno nascosti, come depressione o disordini vari della personalità. Ma al di là dei
    casi latenti, dove Internet probabilmente fa solo da motivo scatenante (il problema
    caso mai è che il Web è un mezzo scatenante: andare in bicicletta o nuotare in piscina non hanno lo stesso effetto...), resta l'eccesso di uso della Rete. Che per molti specialisti è comunque un problema, destinato tra l'altro a crescere con la stessa velocità affannosa di crescita del Web.
    Ma cosa fa di Internet una "seduzione pericolosa"? Certo l'aspetto visuale è
    importante, spiega Greenfield. Ma anche scambiare e-mail e chattare pesano molto.
    "E' un po' come scrivere lettere d'amore, solo che qui le parole hanno maggiore forza di quelle su carta perché quando le persone fissano il video sono soggette a una forma di 'trance dissociativo', insomma un effetto ipnotico". In altre parole metti insieme colori, movimento, suoni, infinita disponibilità di informazioni e risposte istantanee e "ottieni una combinazione molto potente e seduttiva". E la seduzione spesso continua anche a modem spento, visto che chi ricade nella categoria "internet-dipendenza"
    spesso arrivano a incontrare personalmente chi ha contattato in Rete. Cosa in fondo
    normale ma non del tutto esente da pericoli.
    Nello studio di Greenfield infatti il 50 per cento di chi ha risposto ammette di mentire
    abitualmente on line, in genere sull'età (Il 45enne: "Hai 28 anni? Ah, ma guarda, io
    30"), aspetto (L'inguardabile bruttona: "Beh, ho gli occhi azzurri, capelli biondi e
    gambe lunghe insomma sono caruccia"), peso (Il semi-obeso: "Ho qualche chilo di
    troppo, cosa vuoi...") stato civile (Moglie-tre-figli-e-suocera-in-casa: "...e sei
    sposato?" "Io? Ci mancherebbe..."). Kimberly Young, psicologo del Centro per la
    Internetdipendenza di Bradford, in Pennsylvania, ha notato che Internet può
    aumentare eventuali problemi di rapporto di coppia già esistenti, ma a volte
    provocarli. Per Young, che ha scritto un libro sull'argomento, il problema numero
    uno relativo all'eccessivo uso del Web "è l'infedeltà". Al punto che sta conducendo
    uno studio su quanto la Rete influenzi la frequenza dei divorzi.
    Anche per Greenfield infatti "la condivisione dell'intimità è il motivo principale per
    cui la gente si collega alla Rete". E "le chat sono quelle che danno maggiore
    dipendenza". La metà di chi ricade nella categoria "drogati da Internet" e si dedica al
    cybersex probabilmente prima o poi contatterà l'altra persona via telefono e la
    incontrerà direttamente. "La geografia non è mai una barriera -dice Greenfield - Anzi, le persone spesso si incontrano dopo aver percorso grandi distanze. E anche questo è un aspetto del tutto nuovo...".
    Come le persone "Internetdipendenti" passano il loro tempo on line in base al
    sondaggio di Greenfield (utenti Usa):
    Chattando: 57%
    Navigando: 78%
    Giocando: 62%
    Scambiando e-mail: 75%
    Shopping: 20%
    Percentuali di attività a sfondo sessual-sentimentale fra gli Internetdipendenti (fra gli
    utenti normali, cioè non "ossessionati" dalla Rete, le percentuali sono nettamente
    inferiori):
    Flirt: 55%
    Dialoghi sessualmente espliciti: 40%
    Masturbazione: 40%
    Relazioni on line: 30%
    Percentuale di contatti telefonici e relazioni sessuali che seguono a quelli on line:
    Telefonate: 50% (20% fra gli utenti non-dipendenti)
    Contatti sessuali: 30% (15%)
    CONCLUSIONE FINALE
    Concludendo vorrei fare le mie ultime riflessioni ed esporre il mio punto di vista.
    Innanzitutto inizio dicendo che mi ha interessato moltissimo approfondire
    l’argomento degli effetti che possono essere scaturiti dai potenti canali
    di trasmissione di informazione, nonché delle dipendenze da internet e dalla
    televisione.
    La vita odierna soprattutto nelle grandi città porta alla mancanza del contatto con il vicino di casa portandoci ad un isolamento volontario.
    questo comporta una ricerca (poichè l'essere umano solo non può stare) del suo simile nel grande canale della rete.
    Basta guardarsi intorno per rendersi conto quante persone (ragazzi soprattutto) sono incollati al loro cellulare e non tanto nel dialogare ma quanto nel messaggiare così isolandosi dal mondo che li circonda.
    la stessa cosa riguarda il campo dei videogiochi, dove dei genitori incoscienti abbandonano i loro figli davanti alle console anche per ore intere pur di avere qualche ora libera per loro stessi.

    Edited by Centro Benessere Kundalini - 12/2/2009, 10:46
     
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0 replies since 18/10/2008, 19:28   1237 views
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